Alessandro Chiocchetti nominato neo segretario generale a Strasburgo: chi è l’italiano che ha spaccato il Parlamento Ue

Originario di Moena in Trentino, 53 anni, capo gabinetto della presidente Roberta Metsola, il funzionario si è aggiudicato uno dei ruoli più importanti (e meglio retribuiti) del Parlamento europeo

Alla fine ce l’ha fatta. Alessandro Chiocchetti, è stato nominato segretario generale del Parlamento europeo. Originario di Moena in Trentino, 53 anni, capo gabinetto della presidente Roberta Metsola, il funzionario italiano si è aggiudicato il ruolo non politico più importante (e meglio retribuito) del Parlamento europeo, dove andrà a coordinare tutta la macchina amministrativa. Alla fine di una competizione che, secondo gli avversari, era decisa fin dall’inizio, Chiocchetti prenderà il posto del tedesco Klaus Welle, che lascia dopo 13 anni: una scelta di continuità – assicurano fonti del parlamento -, fortemente sostenuta dal capogruppo del Partito popolare europeo (PPE) Manfred Weber ma contestata dai socialisti e da molti gruppi convinti che nella scelta di Chiocchetti più delle competenze per il ruolo abbia contato la politica.


Il percorso del funzionario e il legame con Forza Italia

Uomo di fiducia dell’ex presidente Antonio Tajani, il percorso europeo di Chiocchetti – secondo italiano a ricoprire l’incarico dopo Enrico Vinci – è tutto interno a Forza Italia. Come ricorda il Corriere della Sera, il funzionario debutta a Bruxelles con uno stage nel1995 per trasferirsi l’anno successivo a Strasburgo come assistente dei due eurodeputati di FI, Aldo Arroni e Giancarlo Ligabue, e successivamente come assistente della delegazione di Forza Italia per conto di Marcello Dell’Utri, il co-fondatore del partito. Nel 2004 l’approdo nell’amministrazione attraverso il concorso: da lì Chiocchetti cresce fino ad assumere ruoli sempre più dirigenziali per segretari generali e presidenti, fino a quello di capo di gabinetto della presidente Metsola.


La nomina e le controversie

È il Bureau dell’Ufficio di presidenza del Parlamento Ue – composto dalla presidente, dai vicepresidenti e dai questori – a scegliere il segretario generale attraverso un processo di selezione di candidati con determinati requisiti. A luglio il sito Politico ha scritto che la nomina di Chiocchetti sarebbe parte di un accordo tra il Partito Popolare europeo, Renew Europe e il gruppo della Sinistra al PE che comprenderebbe, tra le varie cose, la creazione di un nuovo dipartimento generale composto da 13 nuovi direzioni e decine di nuovi ruoli e lavori ben pagati. In vista dell’elezione del nuovo segretario, il livello richiesto per accedere alla posizione sarebbe sceso da AD16 – il punteggio minimo finora per aspirare a cariche di tale importanza – ad AD15, quello appunto del funzionario italiano. Nei giorni scorsi la ong Transparency International, che si occupa di vigliare sulla trasparenza delle istituzioni, ha scritto una lettera a Metsola e al Bureau chiedendo di abbandonare questo «sordido patto dietro le quinte e avviare un processo davvero trasparente per la nomina del segretario generale». La risposta di Metsola non si è fatta attendere: «A ogni livello del processo – si legge in una nota del suo portavoce – la presidente ha assicurato che fosse giusto e aperto e che ogni voce fosse ascoltata».

Le polemiche

Poche ore dopo la nomina del neo segretario, è arrivato il commento al veleno della vice presidente del Parlamento Ue (e membro dell’ufficio di presidenza) Heidi Hautala, del gruppo dei Verdi, che ha denunciata la «sordida saga» che ha portato alla designazione di Chiocchetti: «Il capo dell’amministrazione del Parlamento, con un personale di oltre 8.000 persone e un bilancio di quasi due miliardi di euro – ha dichiarato – è stato selezionato da una rosa di quattro candidati dopo una presentazione di 10 minuti di ciascun candidato – con il solo Presidente a porre domande. Si tratta di una procedura del tutto inadeguata, che non soddisfa nemmeno lontanamente i requisiti per l’assunzione di alti dirigenti del Parlamento. È uno schiaffo agli altri tre candidati che ricoprono tutti posizioni di direttore generale presso il Parlamento».

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