Il videomessaggio di Zelensky all’Onu: «Solo la Russia vuole la guerra, toglietele il diritto di veto al Consiglio di sicurezza»

Il presidente ucraino chiama in causa Vladimir Putin: «L’Ucraina vuole la pace, il mondo vuole la pace, solo uno è contento di questa conflitto»

«Non siamo stati noi a provocare questa guerra. Ci sono stati 88 colloqui per evitare la guerra, ma la Russia, invece di fermare questo crimine, l’ha trasformato in un’invasione su vasta scala. L’Ucraina vuole la pace, il mondo vuole la pace, solo uno vuole la guerra ed è contento per questo conflitto». Inizia con un riferimento implicito al presidente russo Vladimir Putin il videomessaggio di Volodymyr Zelensky all’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York. Il presidente ucraino che dal 24 febbraio – giorno dell’invasione russa – non ha mai lasciato il Paese chiede una «punizione giusta» contro i crimini commessi dalla Russia in Ucraina, e chiede che alla Russia venga tolto il diritto di veto nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Il presidente Zelensky ha poi rinnovato la richiesta di un tribunale speciale contro i crimini commessi dai russi e ha aggiunto: «Noi contiamo sul vostro sostegno, possiamo ancora vincere e riportare la bandiera dell’Ucraina su tutto il nostro territorio, ma abbiamo bisogno di tempo, di supporto, di armi, di sistemi di difesa e anche di supporto finanziario. La Russia deve pagare con i suoi beni per questa guerra».


Durante il discorso, Zelensky ha isolato cinque punti, cinque pre-condizioni, che a suo avviso potrebbero portare alla pace non solo in Ucraina, ma in tutte le zone interessate dall’offensiva russa. In primo luogo il presidente ucraino ha richiesto di «punire la Russia per i suoi crimini» mediante l’istituzione di un «tribunale speciale» e «privandola del diritto di veto al consiglio di sicurezza dell’Onu». Zelensky ha poi richiesto la «protezione delle vite dei suoi cittadini», ricordando gli orrori della strage di Bucha e la recente scoperta della fossa comune nella città di Izjum. Il presidente ucraino ha poi richiesto «il ripristino della sicurezza e dell’integrità territoriale» ucraina, e richiesto «garanzie di sicurezza», assicurando che Kiev e il popolo ucraino continuerà a difendersi dall’aggressione di Mosca. «L’Ucraina è pronta a colloqui di pace, ma solo per una pace vera, onesta e giusta», e diversamente da Mosca che «parla di colloqui ma annunciano la mobilitazione militare parziale, parlando di colloqui, ma annunciano referendum farsa».


La richiesta di Zelensky del price cap su gas e petrolio russi

Nel corso del suo intervento, Zelensky ha poi sottolineato come il conflitto contro l’Ucraina abbia innescato, oltre alle devastanti perdite umane, anche una crisi globale su più fronti, dall’alimentare all’energia. E su quest’ultimo punto, il presidente ha rilanciato la proposta di un price cap su gas e petrolio russi, un’idea avanzata e fortemente sostenuta anche dal presidente del Consiglio Mario Draghi, per contenere i vantaggi che Mosca ricava dai rincari energetici. Il presidente ucraino, rivolgendosi ai presenti, ha domandato: «Limitare i prezzi salvaguarda il mondo. Ma il mondo adotterà una tale misura? O avrà paura?». Al termine dell’intervento del presidente ucraino, tutti i presenti si sono alzati in piedi per una standing ovation e per un lungo applauso. Al contempo, il presidente Draghi ha voluto salutare con una stretta di mano la first lady ucraina, Olena Zelenska.

Il tentativo di Mosca di ostracizzare il discorso di Zelensky all’Onu

Mosca ha cercato di boicottare il discorso del presidente ucraino in ogni modo, facendo ricorso alla regola – valida per tutti i 199 paesi dell’Onu – di presenziare di persona. Ma venerdì 16 settembre è stata votata a grande maggioranza una mozione per consentire a Zelensky di intervenire. Con 101 voti favorevoli, 7 contrari (tra cui Russia, Siria, Bielorussia e Corea del Nord) e 19 astensioni, l’Assemblea Generale Onu ha deciso «senza creare un precedente» per le riunioni successive, e che «l’Ucraina può presentare una dichiarazione pre-registrata del suo capo di Stato». 

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