Accordo Ue contro il caro-energia, slitta il price cap: cosa prevede il piano per limitare i prezzi

Rinviata la discussione del tetto al prezzo del gas, in particolare quello russo, i ministri competenti sulle politiche energetiche dei Paesi membri hanno concordato tre mosse per mitigare i rincari sui costi energetici

Taglio dei consumi, tetto agli extra-ricavi dei produttori di energia elettrica e contributo di solidarietà dalle aziende del fossile. Queste le misure su cui l’Unione Europea ha raggiunto un accordo per mitigare i prezzi dell’elettricità. Oggi, a Bruxelles, si è tenuto il vertice tra i ministri europei all’Energia. Un confronto diplomatico che va avanti ormai da mesi e che si è incagliato più volte sullo stesso tema: il tetto al prezzo del gas. «Il price cap sul gas non è sul tavolo oggi», ha confermato Josef Sikela, ministro dell’Industria della Repubblica Ceca, che detiene la presidenza di turno dell’Ue. «Mi aspetto che andremo avanti passo dopo passo, implementando le misure strada facendo – ha aggiunto – Potrebbe essere il prossimo punto in agenda». L’accordo per mitigare i prezzi dell’elettricità raggiunto oggi a Bruxelles prevede principalmente tre misure. La prima: un taglio del 10% ai consumi di energia elettrica, che scende al 5% nelle ore di punta, da dicembre 2022 a marzo 2023. La seconda misura è un tetto agli extra-ricavi delle grandi aziende energetiche che producono elettricità da fonti a basso costo, come rinnovabili, nucleare e carbone. Per loro, si prevede un tetto di 180 euro al Megawattora. Infine, Bruxelles chiederà alle compagnie di oil & gas di versare una «tassa di solidarietà» sulla base dei profitti straordinari realizzati nel 2022, calcolati sulla base della media degli ultimi quattro anni.


Sul price cap al gas l’Europa resta divisa

Se sulle misure contro il caro energia l’accordo è stato trovato, per il tetto al prezzo del gas – su cui l’Italia spinge da mesi – la strada sembra ancora lunga. Nei giorni scorsi, il governo italiano ha inviato una lettera a Bruxelles, firmata da altri dodici Paesi, in cui descriveva il price cap come  «l’unica misura che aiuterà a mitigare la pressione inflazionistica, gestire le aspettative e limitare gli extra-profitti del settore». Da convincere resta soprattutto la Germania, che ieri ha annunciato un maxi-piano da 200 miliardi contro il caro energia. «Si è parlato tanto di un price cap sul gas della Russia: è una sanzione», ha precisato il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck. «Ho detto qui all’inizio della crisi che la Germania non è ancora pronta – ha aggiunto –Abbiamo bisogno di un po’ di tempo». In alternativa al tetto al prezzo del gas, Berlino chiede di puntare su un’altra soluzione. «Ci sono strumenti che, a mio avviso, dovrebbero essere adottati immediatamente, come la comunità di acquisto comune, in cui il potere di mercato dell’Europa venga utilizzato in modo intelligente e coordinato, riducendo così i prezzi», ha spiegato Habeck. L’Italia, però, non ci sta. E insieme a lei anche tanti altri Paesi. Agnes Pannier-Runacher, ministra francese alla Transizione energetica, ha esortato Bruxelles «a fare di più» sul price cap e «concludere rapidamente».


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