Verso sanzioni Ue contro l’Iran per la repressione sulle proteste, von der Leyen accelera. Teheran minaccia reazioni

Sarebbe salito ad almeno 201 vittime il bilancio delle proteste in Iran dopo la morte della 22enne Mahsa Amini. Tra loro, secondo le Ong, ci sarebbero anche 23 bambini

«È arrivato il momento di sanzionare i responsabili della repressione delle donne iraniane». Lo ha dichiarato alla Conferenza degli ambasciatori la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, aprendo così alla possibilità per l’Ue di imporre sanzioni contro i funzionari iraniani coinvolti nella repressione delle proteste in Iran scoppiate dopo la morte di Mahsa Amini, la 22enne uccisa dalla polizia morale perché non indossava correttamente l’hijab. «Le violenze scioccanti inflitte al popolo iraniano – continua von der Leyen – non possono rimanere senza risposta e dobbiamo lavorare insieme sulle sanzioni». La dichiarazione della presidente della Commissione europea arriva poco dopo quella del ministro degli Esteri iraniano che, rispondendo alla sua omologa francese Catherine Colonna, aveva parlato della possibilità di una reazione qualora l’Europa intervenisse contro Teheran per quanto riguarda le questioni interne iraniane. «Ricambieremo se verranno applicate misure restrittive da parte dell’Unione europea», ha detto Amirabdollahian aggiungendo, inoltre, che in Occidente esistono «due pesi e due misure» di valutare le rivolte, perché i Paesi europei – continua il ministro degli Esteri – considerano «Il confronto con le rivolte come una buona azione, mentre in Iran è considerata una repressione». Per questo motivo, il ministro iraniano ha aggiunto che Teheran «non permetterà a nessuna parte dall’interno o dall’esterno dell’Iran di prendere di mira la sicurezza nazionale del Paese».


Ong: 201 i morti nelle proteste in Iran

Secondo l’organizzazione non governativa, Iran Human Rights, che ha sede a Oslo, in Norvegia, dall’inizio delle enormi proteste contro il regime iraniano sono state uccise almeno 201 persone, tra cui 23 bambini. Un bilancio provvisorio, però, perché l’Ong norvegese ha denunciato le difficoltà di collegamento causate dal blocco di internet che impediscono ulteriori approfondimenti sulla situazione in Iran. Le proteste, che vanno avanti da ormai tre settimane, per la Guida suprema dell’Iran, Ali Khamenei, nascono come una «Reazione scomposta dei nemici stranieri alle grandi mosse e allo sviluppo economico dell’Iran». Khamenei ribadisce, ancora una volta, l’accusa nei confronti dei Paesi occidentali di «eccitare, incoraggiare e influenzare i giovani» iraniani. Nel suo primo discorso alla Nazione, del 3 ottobre scorso, infatti, la Guida Suprema aveva già sostenuto come le rivolte fossero manovrate dai «nemici stranieri» e da quelli interni, che vogliono creare una «situazione di insicurezza per le strade». «I nemici hanno abusato della questione per creare insicurezza nel Paese con l’aiuto di alcuni iraniani traditori all’estero», aveva dichiarato Khamenei attraverso la tv di Stato. Intanto, l’Autorità giudiziaria iraniana, ha inoltre dichiarato, che 120 persone sono state incriminate per i «disordini» avvenuti nel Paese, dall’inizio delle proteste. Di queste, «60 sono state arrestate a Teheran, mentre 65 nella provincia meridionale di Hormozgan».


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