Il labiale, Licia Ronzulli e il vaffa: cosa c’è dietro la sconfitta di Berlusconi nel voto su La Russa in Senato

La lite con Meloni prima dell’Aula: «Ti stai sbagliando di grosso su di me. Sei irriconoscente». E la fedelissima senza incarichi

Sta tutto in quel «vaffanculo». Silvio Berlusconi lo ha certamente pronunciato mentre parlava con Ignazio La Russa al Senato nel video che li ha immortalati. E che simboleggia la sconfitta del Cavaliere nel giorno del suo ritorno a Palazzo Madama. L’altra parola che si capisce perfettamente è «Ronzulli». Ovvero Licia, l’infermiera e sua senatrice «di fiducia» che per ora rimane fuori dal governo Meloni. Nel giorno in cui la nuova maggioranza si spacca ma riesce a eleggere il presidente del Senato (con la sponda di Renzi e Franceschini). E così Forza Italia pensa di andare da sola alle consultazioni con Mattarella. Nulla che metta in pericolo l’incarico a Meloni, previsto al massimo per il 21 ottobre. Ma un segnale di disagio che può costituire un allarme per il futuro prossimo del governo. E della maggioranza.


«Sono stato messo sotto, vaffanculo»

«Sono stato messo sotto dalla (sulla?) Ronzulli, vaffanculo», è la lettura più diffusa oggi del labiale di Berlusconi a La Russa. La frase si spiega con il totoministri. Il Cavaliere ha proposto la sua fedelissima nella rosa di Forza Italia. Meloni ha risposto picche. I retroscena raccontano che l’ultimo confronto tra i due si è svolto proprio ieri, poco prima del voto in Senato. La Stampa dice che il Cavaliere ha chiesto il ministero dello Sviluppo e un posto per la fedelissima per chiudere la trattativa sul governo. Lei gli ha detto di no. Precisando che l’offerta per gli azzurri già comprende gli Esteri (ad Antonio Tajani) e la Giustizia (ad Elisabetta Casellati). Ovvero due ministeri di primo piano. Più della Lega. «Ti stai sbagliando di grosso su di me. Sei irriconoscente», le avrebbe risposto Berlusconi. E ancora: «Le trattative non si fanno così, io ne ho fatte tante. Non decidi tu dove mettere i miei».


È dopo questo incontro che va in scena lo scontro tra Berlusconi e La Russa con tanto di pugni sul tavolo. Subito dopo arriva la decisione di non votare per il leader di Fratelli d’Italia. Che avrebbe preso proprio Ronzulli nella riunione convocata dopo il colloquio con Meloni. Di lì lo scambio con l’attuale presidente del Senato. Che più tardi, racconta Il Fatto Quotidiano, dirà che ci sperava quando ha la certezza che un gruppo di senatori arriverà in suo soccorso. Berlusconi invece spiegherà ai giornalisti che a loro «non piacciono i veti», riferendosi proprio alla Ronzulli. Per la quale, aggiungerà andando via da Palazzo Madama, non c’è un posto nel governo.

La lista dei ministri e l’infermiera

Il Tg di La7 ieri ha mostrato una lista di appunti del Cav con i nomi e le caselle che vorrebbe portare a casa: per Tajani gli Esteri, la Giustizia per Casellati, Università per Anna Maria Bernini, Politiche europee per Ronzulli, Pubblica amministrazione per Maurizio Gasparri, Transizione ecologica o Ambiente per Alessandro Cattaneo. «L’atto di sfiducia a lei è un atto di sfiducia a Forza Italia», c’è scritto nel biglietto. Il Fatto invece racconta che nelle chat degli azzurri c’è maretta: «Tutto questo per imporre l’infermiera», scrive qualcuno. Altri accusano Gasparri di aver sbagliato i calcoli. Lui intanto fa i complimenti a una commessa del Senato: «Che sport hai fatto? Sei bella solida. Scommetto che sei forte come attaccante». E c’è chi sostiene, forse per reggere il gioco al Cav, che fosse tutto calcolato. Ovvero che i forzisti sapevano dei voti in arrivo al di fuori del perimetro della maggioranza. E che hanno deciso però di mandare un segnale a Meloni.

Il giorno dopo

Oggi però cambia tutto. L’agenzia di stampa AdnKronos illustra l’ipotesi di portare gli azzurri separati dal centrodestra alle consultazioni. Una decisione su cui Forza Italia è divisa. Perché ormai ridotta a due correnti, i filo-ronzulliani e i parlamentari vicini a Tajani. E che certo non piace a Meloni: «Non lo so, ne parleremo nei prossimi giorni». Più secca la Lega: «Sono prive di fondamento le notizie relative al centrodestra diviso alle consultazioni al Colle». Intanto oggi il leghista Lorenzo Fontana è in pole position per diventare presidente della Camera. E se il capogruppo uscente di Fi alla Camera, Paolo Barelli, dice che il partito darà l’ok a Fontana («Ritengo di sì»), non nasconde una vena polemica il collega di partito Cattaneo, papabile ministro. Che spiega: «Non è un problema di nomi. Noi non personalizziamo e non mettiamo veti, noi…».

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