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Il tutor Cingolani nel nuovo governo, un ruolo per lui al ministero: i tre dossier per contrastare il caro-energia

16 Ottobre 2022 - 10:42 Redazione
Roberto Cingolani
Roberto Cingolani
Il pacchetto di decreti per affrontare l'emergenza energetica sarebbe già pronto, ma potrebbe richiedere la presenza di un “traghettatore” temporaneo e informale per un almeno un paio di mesi

Roberto Cingolani, ministro alla transizione ecologica del governo Draghi, potrebbe avere un ruolo anche nel prossimo esecutivo di centrodestra. La ragione sta nel pacchetto di decreti di emergenza per continuare a contrastare il caro-energia. È già pronto, ma potrebbe richiedere la presenza di un “traghettatore” temporaneo e informale per un almeno un paio di mesi. Secondo quanto riportato da Il Mattino, la premier in pectore Giorgia Meloni ha ricevuto personalmente da Cingolani almeno tre dossier di misure pronte per essere studiate e immediatamente varate. Si tratta di un decreto che prevede l’aumento della produzione nazionale di gas per 6 miliardi di metri cubi aggiunti (rispetto ai 3,3 del 2021) da vendere alle imprese energivore e a quelle più in difficoltà, a prezzi calmierati. Si prevede poi un decreto che aiuti le imprese sia dal punto di vista della liquidità che del rinnovo sui contratti di luce e gas per l’inverno. Consiste nel far scattare una garanzia pubblica per il credito alle imprese, attraverso Sace. Infine, dovrebbe essere a un passo dalla conclusione la trattativa con Confindustria in caso di azzeramento del gas russo, che definisce il piano di razionamenti volontario e programmato.

Nonostante il tema dell’ “interrompibilità” della produzione e dei suoi costi sarà certamente centrale per il prossimo governo, in questo caso si potrebbe evitare il decreto ministeriale e ricorrere a un semplice regolamento. Per mettere al sicuro gli stoccaggi dell’inverno 2023-2024 potrebbe intervenire anche un quarto decreto, meno urgente. Prevede l’utilizzo dei numerosi pozzi esausti che si trovano nell’Adriatico per ampliare la capacità di stoccaggio del nostro Paese. Permetterebbe di mettere in riserva almeno 7 miliardi di metri cubi in più di gas, ma si potrebbe arrivare fino a 12 miliardi. Il che consentirebbe all’Italia di diventare il primo Paese per capacità di stoccaggio in Europa, anche davanti alla Germania. Meloni per il momento sembra avere intenzione di proseguire in continuità con la rotta del ministro, già in passato apertamente condivisa. Anche se non dovesse assegnargli un dicastero, sembra certo che il passaggio dei dossier energetici sarà graduale e accompagnato.

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