La scrittrice Susanna Tamaro al nuovo ministro della Salute: «Elimini il Green pass e limiti anti Covid: una follia sociale»

La scrittrice torna a chiedere l’abolizione delle limitazioni imposte durante la pandemia, che secondo lei hanno «tagliato i rapporti sociali»

La scrittrice Susanna Tamaro, in un’intervista rilasciata su La Verità a Francesco Borgonovo, è tornata a parlare di Green pass. Dopo aver chiesto al governo Draghi – nel febbraio del 2022 – di eliminare il lasciapassare perché «Prima o poi moriremo tutti. Mentre sarebbe sarebbe bello che potessimo riprendere a vivere», ora la scrittrice torna sul tema in un libro-riflessione sul Covid, dal titolo Tornare Umani, nato – a detta sua – «da profonda indignazione». Ciò che ha turbato la scrittrice, in questi anni di pandemia, – si legge -, «è che a un certo punto è stata proprio la sudditanza delle persone che avrebbero dovuto dire “Un momento, ragioniamo, pensiamo”. Invece sentivo gente dire: “Sono felice di avere il green pass in tasca” o cose del genere, per me assolutamente abominevoli». «È assurdo – continua la scrittrice triestina -. Io ho un caro amico in Rsa e non posso andare a trovarlo perché non ho il Green pass. Hanno tagliato i rapporti sociali, è una follia assoluta». A questo punto, l’autrice di Va’ dove ti porta il cuore, chiede al governo – e in particolare al nuovo ministro della Salute, Orazio Schillaci, di togliere tutti gli obblighi e le limitazioni ancora in vigore. Per Tamaro «Sarebbe un bel gesto perché aiuterebbe a ricucire la società, a ridare fiducia nel ministro della Salute, a ricucire una sanità distrutta, perché abbiamo visto in questi anni una sanità ridotta ai minimi termini». «Bisogna chiedere perdono – conclude Tamaro – per tutte le persone che avevano malattie autoimmuni gravi e o si vaccinavano o perdevano il lavoro».


«Chiedere alle persone se sono vaccinate significa discriminarle»

Mentre sui vaccini – nonostante la scrittrice si sia vaccinata in estate – Tamaro ritiene che chiedere alle persone se si sono vaccinati rappresenti una discriminazione. «Io non ho mai chiesto a nessuno se fosse vaccinato, perché non mi è mai interessato. Perché non si può discriminare. Se cominciamo così, facciamo come nella ex Jugoslavia, dove – lo ricordo nel libro – prima facevano le feste di compleanno a casa dei vicini di altra etnia e poi si sono massacrati a vicenda durante la guerra». E poi: «Io non sono contraria ai vaccini, sono importantissimi, ma la gestione fatta in questo modo è stata estremamente sinistra. Anche perché non ha tenuto conto della salute dei cittadini», ha concluso. 


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