Alessia Piperno è tornata a casa, arrivo blindato fino all’abbraccio con il padre: «In cella con 6 persone: sono stati giorni duri»

Dopo l’atterraggio a Roma Ciampino, la ragazza è stata subito portata a casa lontano dalle telecamere. Al suo arrivo indossava un piumino blu e un berretto

Alessia Piperno è rientrata nella propria abitazione a Roma, nel quartiere Colli Albani. Con un piumino blu e un berretto, senza rilasciare dichiarazioni ai giornalisti, ha varcato il portone abbracciata al padre. «Sono stati 45 giorni duri, poi questa mattina la sorpresa. Ho trascorso la mia detenzione in una cella con sei persone, è stato difficile ma non sono stata maltrattata», ha dichiarato la trentenne romana al sindaco della Capitale Roberto Gualtieri che l’ha accolta all’aeroporto assieme ai genitori e alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che questa mattina aveva annunciato da Palazzo Chigi la notizia del suo imminente rientro in Italia. L’aereo con a bordo la giovane nomade digitale – scomparsa il 26 settembre in Iran – è atterrato alle 17.08 sulla pista dell’aeroporto di Ciampino. «Sto bene, sono emozionata e commossa», avrebbe detto Piperno parlando al telefono con i genitori appena salita sull’aereo che dall’Iran che l’ha riportata in Italia. Secondo quanto appreso finora, la ragazza sarebbe stata consegnata ai funzionari dell’ambasciata italiana a Teheran direttamente in aeroporto.


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La giovane è stata arrestata il 28 settembre, poco dopo i festeggiamenti per il suo compleanno per motivi non chiariti dalle autorità iraniane, e rilasciata oggi 10 novembre. Ha passato il periodo di detenzione nel carcere dei dissidenti di Evin. Solo grazie a un intenso lavoro diplomatico – fa sapere Palazzo Chigi – da parte delle autorità italiane, l’Iran ha accettato di lasciare che la ragazza tornasse in Italia. La ragazza ha riabbracciato i suoi familiari, che il 30 settembre, dopo quattro giorni senza ricevere sue notizie, avevano ricevuto la telefonata di Alessia che li informava dell’arresto. Di fronte al segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, la premier Giorgia Meloni ha ringraziato i servizi di intelligence, il sottosegretario Mantovano, e la Farnesina «per il lavoro straordinario» svolto. Poco prima aveva informato i genitori di Alessia con una telefonata. Mentre in un tweet, la presidente del consiglio ha confermato la notizia: «Dopo un intenso lavoro diplomatico, oggi la nostra connazionale Alessia Piperno è stata rilasciata dalle autorità iraniane e si appresta a tornare in Italia. Voglio ringraziare tutti coloro che hanno contribuito a riportare Alessia dai suoi familiari».

La storia di Alessia Piperno

«Vivevo la classica vita monotona fatta di lavoro, ragazzo, qualche uscita con gli amici e poi di nuovo lavoro, lavoro, lavoro», aveva spiegato Alessia nel 2018 al blog di Gianluca Gotto. Da lì aveva preso la decisione di iniziare a girovagare per il mondo e di raccontare i propri viaggi sul suo profilo Instagram. I suoi sei anni di viaggi l’avevano portata in Iran, dove era arrivata quasi quattro mesi fa dal Pakistan. Nel corso della sua permanenza lì si era scontrata con il diverso trattamento che le donne ricevono nel Paese: «Sono fortunata a poter cantare a squarciagola quando sono in macchina, a ballare come una matta quando ascolto la musica, a guidare una moto, a lasciare i miei capelli svolazzanti al cielo, fortunata di poter camminare per strada stringendo la mano alla persona che amo, senza dovermi nascondere. Se sei donna, in Iran tutto questo non ti è consentito. E ora che mi trovo in questa parte di mondo dove la donna non dispone di questa libertà, penso a quanto sì, sono fortunata».

Il motivo dell’arresto

Sebbene non abbiano mai chiarito le ragioni specifiche dell’arresto, le autorità iraniane avevano commentato la vicenda ricordando che «i cittadini stranieri che si trovano in Iran per turismo o per affari devono rispettare le leggi del Paese», alimentando il sospetto che fosse stata coinvolta – anche se non si sa in quale grado – nelle proteste che da oltre due mesi infiammano il Paese in seguito alla morte di Mahsa Amini, la ragazza 22enne morta in circostanze sospette dopo essere stata arrestata dalla polizia morale per non aver indossato il velo islamico nella maniera corretta. Secondo l’intelligence italiana l’ipotesi è fondata. I focolai di protesta in Iran, infatti, sono numerosi ed estemporanei, e non è improbabile trovarcisi in mezzo anche involontariamente.

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