Ginnastica, non solo Desio. Oltre 40 ex atlete in tutta Italia firmano l’appello contro le violenze: «Non ci fermeremo»

La petizione lanciata dall’organizzazione Change The Game chiede giustizia anche per le famiglie e gli istruttori onesti. La presidente Simonetti: «Arrivate oltre cento segnalazioni»

Non solo Desio. La petizione lanciata dall’organizzazione Change The Game che chiede giustizia per tutte le ginnaste vittime di violenza psicologica ha raccolto nel giro di 48 ore l’adesione di oltre 40 ex atlete di tutta Italia. Un numero che cresce di ora in ora e che dimostra quanto il fenomeno sia diffuso in gran parte del territorio nazionale. Liguria, Abruzzo, Emilia Romagna, Toscana: decine di atlete e atleti si uniscono al grido di Anna Basta, Nina Corradini e Giulia Galtarossa, le prime ad aver scatenato l’effetto domino di testimonianze e denunce. «Una dimostrazione chiara che il fenomeno non si può ridurre a “quattro mele marce”», come spiega Change The Game. La presidente Daniela Simonetti fa sapere che «oltre alle 40 atlete che hanno già sottoscritto la petizione», attualmente sono arrivate sulla piattaforma «oltre cento segnalazioni». Un fenomeno vasto «che dimostra come Desio non sia un’eccezione». Simonetti parla di un vero e proprio modus operandi degli istruttori, «in gran parte donne», e di un tipo di trattamento delle atlete «che sembra entrato a far parte di una sorta di lessico addestrativo».


«Giustizia per le atlete, i genitori e gli allenatori onesti»

«È passata una settimana da quando due ex atlete, Anna Basta e Nina Corradini, hanno preso coraggio e hanno raccontato la loro esperienza, non così idilliaca come siamo sempre stati abituati a pensare o a vedere in tv», si legge nell’appello. «Si credeva fossero dei casi isolati, si sperava che questo dolore riguardasse solo poche atlete. Ma non è così». Per questo la richiesta è quella di ottenere giustizia «per tutte le ginnaste» ma anche «nei confronti di tutte le allenatrici che hanno insegnato con amore e hanno affidato le loro ginnaste a colleghe nella speranza di farle prendere il volo, e che invece le hanno fatte cadere». L’appello va avanti nella difesa delle famiglie: «Chiediamo giustizia nei confronti dei genitori di queste ginnaste che sono stati allontanati per non influire sulle loro prestazioni atletiche». E ancora: «Giustizia nei confronti di tutte le atlete del presente e del futuro, perché possano crescere in un ambiente competitivo, ma sano». La promessa delle atlete per il futuro è quella di non abbandonare la speranza e di non piegarsi alla paura: «Abbiamo sofferto tanto, troppo in alcuni casi. Non è sport quello che umilia. Che sminuisce l’essere umano. L’eccezione alla regola sono le società dove c’è un ambiente sano. Non il contrario. Chiediamo a tutti voi di supportarci in questa missione, per uno sport più giusto».


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