Il tridente Pd che corre per il Nazareno: la sfida “esterna” di Schlein, i movimenti di Nardella e il ritardo nella candidatura di Bonaccini

Oggi, la vicepresidente dell’Emilia-Romagna farà una diretta in cui offrirà la sua disponibilità a lavorare per il partito. Il governatore della Regione, negli Stati Uniti, attende le ultime garanzie prima di lanciarsi. Il sindaco di Firenze può contare su una fazione interna alla corrente AreaDem

Tre nomi si fanno largo per il Nazareno al tramonto della segreteria di Enrico Letta. Il più ingombrante, quello di Stefano Bonaccini, fa parlare di sé nonostante si trovi dall’altro lato dell’oceano per una missione istituzionale. Poi c’è la “coraggiosa” dell’Emilia-Romagna, Elly Schlein, la più a sinistra tra i papabili, non ha in tasca la tessera del Pd e questo ha fatto storcere il naso ai vecchi pontieri. Infine, tra i sindaci papabili per scalare la segreteria, Dario Nardella ha staccato tutti gli altri. Oggi, 11 novembre, è una giornata nodale per capire su quale campo di gioco si muovono gli aspiranti segretari, spinti da correnti che scorrono tra loro in direzione “ostinata e contraria”.


La forza di Schlein

Alle 14, Schlein farà una diretta su Instagram in cui parlerà del congresso di un partito di cui non fa ancora parte. Potrebbe lanciare la sua candidatura. Nelle scorse settimane, Letta sembrava puntare molto sulla 37enne, nata politicamente nel 2013 con il movimento Occupy Pd – in dissenso contro i 101 franchi tiratori – e coltivata nella scuola bolognese di Romano Prodi. Poi, negli ultimi giorni, pare che Letta abbia virato sul nome di Nardella. La forza di Schlein per la segreteria? Va bene, è giovane e donna – e il Nazareno, si sa, ha disperato bisogno di mandare segnali di cambiamento -, ma la sua vera fortuna «è la mancanza di alternative». A dirlo è un dirigente del partito che crede ancora in uno spostamento a sinistra e in un dialogo con il Movimento 5 stelle.


La sinistra – afferma la fonte – non ragiona per correnti, ma per aree: è convinto che Orlando, Bettini, Zingaretti, coinvolgendo anche Franceschini, riusciranno a imporre la loro linea. È la sinistra che si oppone a Bonaccini e che ha faticato a trovare un nome da contrapporgli nella sfida per il Nazareno. L’ex ministro Andrea Orlando, in un primo momento, aveva pensato davvero di potersi candidare segretario. Persino la sua corrente, Dems, non si è dimostrata compatta nel sostenerne la candidatura. E allora si è pensato al nome di Giuseppe Provenzano, ma quando si è capito che non avrebbe avuto chance contro il candidato “riformista”, la carta dell’attuale vicesegretario siculo è stato accantonata. Schlein, nonostante sia considerata estranea alle dinamiche di gestione del partito e del potere – il che la rende poco governabile dalle vecchie volpi nazarene – è, ad oggi, il male minore per la sinistra interna al Pd.

Il ruolo di Bettini

L’altro appuntamento che rende la giornata odierna dirimente per comprendere come si sta muovendo la sinistra del Pd è la presentazione del nuovo libro di Goffredo Bettini, alle 18. Sul palco, con lui, ci saranno Orlando e Giuseppe Conte: il pontiere dal telefono bollente e a cui tutti chiamano, da destra a sinistra, per confrontarsi sugli scenari politici, è l’ultimo gancio rimasto tra Dem e grillini. C’è una certezza nella sua area: mai con Bonaccini. Il presidente emiliano, candidato delle grandi aree, era pronto a lanciare la sua candidatura qualche settimana fa. Poi, la frenata. Il governatore, per tenere caldi i suoi “riformisti”, ha spiegato così il rallentamento: assicurarsi prima di non avere problemi in giunta regionale, dove è in corso un valzer di incarichi già dal post-voto del 25 settembre, e la necessità di conservare buoni rapporti con il governo Meloni, per non avere intoppi sull’erogazione di fondi per la sanità emiliana, considerata un’eccellenza.

I dubbi di Bonaccini

Da candidato segretario, Bonaccini dovrebbe alzare i toni dello scontro con il centrodestra. Giustificazioni che circolano negli ambienti emiliano-romagnoli? Forse. Chi non ne condivide la candidatura, invece, segnala altri tipi di problematiche. C’è chi ritiene che Bonaccini abbia fatto un calcolo numerico: non sarebbe ancora sicuro di vincere la sfida per la segreteria, gli mancherebbero appoggi al Sud. Solo Antonio Decaro lo sosterrebbe, ma nella stessa Puglia non avrebbe l’appoggio di Michele Emiliano, i voti dei siciliani sarebbe in gran parte a disposizione della corrente di Dario Franceschini e Vincenzo De Luca, in Campania, non ha mostrato entusiasmo per l’investitura dell’emiliano. Altri ritengono invece che il ragionamento di Bonaccini potrebbe essere un altro: conviene diventare segretario del Pd, oggi, con il rischio concreto di andare male alle Europee del 2024 – il trend dei consensi continua a essere favorevole al centrodestra – e correre il pericolo di doversi dimettere prima di competere alle nuove elezioni nazionali?

Da Firenze a Roma

Il Nazareno, d’altronde, cambia segretario ogni paio di anni. La stagione giusta, per alternanza tra destra e sinistra, potrebbe arrivare al giro successivo al prossimo. Non si porrebbe questi problemi Nardella, lanciatissimo per fare il salto dal territorio al Nazionale. Stessa parabola dell’ei fu sindaco di Firenze Matteo Renzi, ma in una corrente opposta. Dopo la rottura con Luca Lotti e la sua Base riformista, Nardella avrebbe stretto un sodalizio con AreaDem di Franceschini. L’ex ministro della Cultura, in un primo momento, ha portato le ragioni di Nardella a Roma. Tuttavia, a un certo punto della trattativa, si sarebbe convinto a supportare Schlein, in un dialogo costante con la cricca romana. In un’eventuale segreteria spostata a sinistra, Franceschini si vorrebbe porre come componente centrista del nuovo corso. E Le trattative interne assumono la forma di una fisarmonica: Letta prima avrebbe aperto su Schlein, poi avrebbe chiuso alla “coraggiosa” per riaprirsi a Nardella, mentre Franceschini, prima sostenitore del sindaco di Firenze, avrebbe mostrato ultimamente una certa elasticità su Schlein. Ieri, l’ex ministro della Cultura ha riunito in un incontro riservato a Roma gli esponenti di AreaDem per tastare gli umori. La sua corrente, riferiscono a Open, è spaccata: c’è una parte cospicua che ormai scorre per Nardella, un’altra – soprattutto nelle regioni del Nord, che guarda al candidato riformista, mentre il leader Franceschini spinge per Schlein.

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