Superbonus, la protesta dei costruttori contro il governo: «La riduzione penalizza le fasce meno abbienti»

La nota dell’Ance sulle modifiche decise nel Dl Aiuti Quater: «Non si possono cambiare le regole in quindici giorni»

La revisione del Superbonus stabilita nel Dl Aiuti Quater varato ieri dal governo Meloni ha provocato aspre critiche da parte dell’Ance, l’associazione di categoria dei costruttori edili. Le modifiche annunciate dall’esecutivo prevedono una rimodulazione al 90% dell’incentivo per i lavori di ristrutturazione nei condomini a partire dal 2023, ma anche un restringimento del perimetro di applicabilità ai soli proprietari di prima casa al di sotto di un tetto reddituale: quello dei 15mila euro annui. La riduzione del credito riguarderà inoltre in parte anche i lavori già partiti: l’abbassamento della soglia dal 110 al 90% riguarderà infatti anche chi ha già approvato e sta eseguendo i lavori, ma senza aver ancora raggiunto la soglia del 30%. Una sorta di effetto retroattivo mal digerita dai costruttori. Pur «consapevole della necessità del governo di tenere sotto controllo la spesa, cambiare le regole in quindici giorni significa penalizzare soprattutto i condomini partiti per ultimi», ovvero quelli che «hanno avuto bisogno di tempi più lunghi e di vedere interamente coperti finanziariamente gli interventi», ha lamentato Federica Brancaccio, presidente dell’Ance. Il riferimento, ha chiarito Brancaccio, è alle strutture delle «periferie e delle fasce meno abbienti». Nella conferenza stampa tenuta questa mattina a Palazzo Chigi sulle misure del Dl Aiuti Quater, la premier Giorgia Meloni aveva rivendicato le decisioni del suo esecutivo: «Questa misura nasceva per aiutare l’economia, ma il modo in cui è stata realizzata ha creato molti problemi – ha precisato Meloni – La copertura al 110% ha deresponsabilizzato chi la usava e ha portato a una distorsione del mercato a beneficio prevalentemente dei redditi medio alti».


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