Migranti, il ministro Piantedosi al Senato: «Tuteliamo la dignità ma non saranno i trafficanti a scegliere chi entra in Italia»

Il ministro ha riferito a palazzo Madama dopo la crisi internazionale che ha coinvolto le ong presenti nel Mediterraneo: «Ocean Viking ha scelto autonomamente di andare in Francia»

L’informativa urgente del titolare del Viminale Matteo Piantedosi inizia puntualissima, alle 9.30 spaccate, a palazzo Madama. E il ministro entra subito nel vivo del tema dell’informativa, ovvero la situazione dei migranti nel Mediterraneo e i rapporti con le ong. Alla base degli atti e delle scelte del governo e del suo ministero, dice «c’è prima di tutto la tutela della dignità della persona, è la lente attraverso cui va letto l’impegno di governare i flussi migratori». L’attenzione alla dignità, però, aggiunge «non può fermarsi alle soglie dei centri di accoglienza» oggi sovraffollati. La pressione migratoria, aggiunge Piantedosi, è una sfida epocale, «che non può essere affrontata dai singoli stati». Questa pressione, spiega il ministro, «è aggravata dalla debolezza delle istituzioni statali in alcuni paesi africani e del Medio oriente. E’ arrivato il tempo che l’Unione europea organizzi una grande azione congiunta. Non verremo meno ai doveri di umanità, ma la selezione di chi entra in Italia non la faranno i trafficanti di esseri umani». Il tema della governabilità dei flussi è chiaro a tutti, dice il ministro, «anche chi oggi è critico in passato ha sostenuto la necessità di governare i flussi migratori». Una posizione, dice il ministro, sostenuta anche da chi oggi definisce la nostra posizione «un disastro».


Il ruolo delle ong

Il ministro poi affronta il tema del ruolo delle ong e dei recenti soccorsi in mare «tutti avvenuti», dice preliminarmente «in acque Sar non italiane e senza il coordinamento dell’Italia», tra fine ottobre e i primi di novembre. La Humanity 1, la nave della tedesca Sos Humanity, ha avuto condotte «non in linea con le normative internazionali, come ha detto il ministero degli Esteri»,inizia ad elencare il titolare del Viminale. «Ho quindi emanato», dice Piantedosi, «una direttiva al Dipartimento di pubblica sicurezza e ho attivato i canali diplomatici con la Germania per chiedere che si attivasse per l’accoglienza dei migranti a bordo». Quindi la decisione, il 4 novembre, di imporre alla nave il divieto di sosta nelle acque nazionali oltre i termini necessari per il soccorso dei migranti in condizione di difficoltà. «Il 6 novembre il comandante della nave ha dichiarato che non avrebbe lasciato il porto di Catania prima dello sbarco di tutti i migranti presenti», avvenuto il giorno successivo. Analogo il rapporto con la Geo Barents di Msf che dopo alcuni giorni ha sbarcato tutti i naufraghi a Catania. Una «vicenda del tutto diversa», dice Piantedosi, riguarda la Rise Above, che ha inoltrato diverse richieste per un place of safety. Il 7 novembre, infatti, sono state la autorità italiane a «dichiarare l’emergenza a bordo e ad assegnare il porto» perché l’imbarcazione non aveva più né gasolio né viveri.


Il passaggio più interessante, e a cui il ministro dedica più tempo, è quello che riguarda la nave Ocean Viking – quella al centro dello scontro diplomatico con la Francia – che il 22 ottobre, «ha chiesto un place of safety dopo aver fatto soccorsi nelle acque Sar libiche e maltesi». Alla nave Ocean Viking, battente bandiera norvegese, l’Italia non ha mai negato l’ingresso in acque nazionali. Ci sono «passaggi che vanno segnalati», dice Piantedosi: «La nave non è mai entrata in acque nazionali e quindi non le è stato mai notificato un provvedimento di divieto». La decisione di iniziare una navigazione verso ovest, in direzione Francia, «è stata presa dopo che i media avevano dato la notizia che le persone salvate dalle altre navi umanitarie erano tutte già sbarcate». Una decisione «autonoma» che «poteva portare gravi tensioni internazionali».

I rapporti internazionali

Del resto, dice Piantedosi, non è vero che il place of safety – ovvero il porto più sicuro in cui sbarcare – è sempre da chiedere al paese più vicino: «Avrebbero dovuto chiederlo al paese di riferimento delle acque Sar e coordinarsi con il paese di cui battono bandiera». «E’ necessario che gli stati bandiera siano più coinvolti rispetto a quanto succede oggi», aggiunge il ministro. «Siamo per attivare corridoi umanitari per le persone vulnerabili, da usare come leva anche per i Paesi di origine e transito dei flussi. Dobbiamo creare percorsi legali di ingresso per i Paesi che collaborano alla prevenzione delle partenze illegali ed ai rimpatri, con un meccanismo premiale a favore dei Paesi più impegnati nel contrasto all’immigrazione illegale». In un percorso del genere il ruolo delle ong è perlomeno ridotto: «Non è possibile che la gestione dei flussi migratori sia lasciata allo spontaneisimo. L’Italia non è mai venuta meno ai suoi doveri di accoglienza, bisogna però riconoscere che l’accoglienza ha un limite e il limite è la capacità di garantire l’inserimento sociale. Non smetteremo di costruire condizioni e strumenti perché, accanto al diritto di emigrare, sia garantito a tutti il diritto di rimanere nel proprio paese».

Gli interventi in aula

Dopo l’intervento del ministro il dibattito si accende in particolare con l’intervento del presidente del gruppo misto, Peppe De Cristofaro, di Sinistra Italiana: «Le ong sono in mare perché voi non ci siete più, fanno quello che le istituzioni hanno smesso di fare». L’accusa alle organizzazioni umanitarie di aiutare i trafficanti è falsa, aggiunge De Cristofaro, «sono le politiche migratori di questi governi ad aiutare i trafficanti. Non è l’Italia il paese europeo a farsi carico della maggior parte dei migranti provenienti dall’Africa. Dei cinque milioni di immigranti italiani, la maggior parte sono europei e solo il 20% proviene dall’Africa». Il tema delle migrazioni globali, dice il senatore, va affrontato con un dibattito aperto non «soffiando sulla paura» dei cittadini. Duro anche l’intervento di Carlo Calenda di Azione: «Come al solito poche idee e confuse», inizia. «L’attività delle ong va regolamentata ma non a a spesa dei salvati e con delle sanzioni magari scritte un po’ meglio di come avete fatto finora». Dopo tutto questo caos, dice Calenda, «è sbarcato l’80% dei migranti. L’accordo per il ricollocamento che è saltato in seguito a questo scontro internazionale avrebbe coperto tutti i migranti coinvolti».

Il numero di migranti irregolari in Italia è stabile da anni, aggiunge il leader di Azione, «perché quelli che arrivano vanno tutti in altri paesi, con il rafforzamento dei controlli alle frontiere ovviamente questi spostamenti diventeranno più difficili: grazie alla vostra politica ci saranno più migranti irregolari in Italia oltre a gravi problemi internazionali». Infine, dice Calenda: «Lei deve decidere se è ancora il capo di gabinetto del ministro Salvini o agisce autonomamente». A difendere il ministro è invece Maurizio Gasparri, di Forza Italia: «Anche il Papa ha chiarito che l’accoglienza deve essere condivisa con tutti i paesi europei non lasciando a se stessi i paesi più esposti. Frontex ha detto giorni fa che alcune ong, non tutte, hanno fatto da pull factor nei confronti dei migranti, nel corso del 2021»: «Vogliamo l’accoglienza possibile ma anche la sicurezza necessaria».

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