No! Klaus Schwab e Ursula von der Leyen non vogliono impiantare microchip nella popolazione europea

Il video allegato come prova della teoria del complotto però è stato decontestualizzato e male interpretato

L’economista ed accademico Klaus Schwab è tra gli esponenti di spicco nella lista nera dei complottisti. Questo perché il suo nome è indissolubilmente legato al World Economic Forum, una fondazione senza fini di lucro con sede in Svizzera, che ha l’obiettivo di «coinvolgere i principali leader politici, economici, culturali e di altro tipo della società per dare forma alle agende globali, regionali e del settore». La fondazione è nata nel 1971 per iniziativa di Schwab, e da allora è diventata il simbolo dei «poteri forti». Da anni, sulla fondazione e sull’economista si addensano bufale e teorie cospirazioniste. L’ultima riguarda il presunto impianto di microchip nella popolazione europea.

Per chi ha fretta:

  • Alcuni post sostengono che nel corso del Forum di Davos Klaus Schwab e Ursula von der Leyen abbiano confessato di voler impiantare microchip nella popolazione europea
  • Il video allegato come prova della teoria del complotto però è stato decontestualizzato e male interpretato
  • Nel video si commenta la European Chip Act, un’iniziativa legislativa del Community Executive per favorire la produzione di microprocessori e semiconduttori in Europa

Analisi

«Microchip per la popolazione europea. Come sempre i complottisti avevano ragione»: è il messaggio scritto da questo utente per accompagnare la condivisione di un video su Facebook. Nella clip vediamo una conversazione tra Schwab e von der Leyen durante il Forum di Davos, nel gennaio 2022, un incontro annuale organizzato dal WEF. In tale incontro —tenutosi in videochiamata— il Presidente della Commissione evidenzia diverse iniziative politiche: la legislazione europea sul clima, i rapporti con il continente africano e la legge europea sui chip. Quest’ultimo punto ha fatto imbufalire alcuni utenti sul web, che sostengono come l’oscuro piano del fondatore del Wef sia quello di impiantare microchip nei cittadini europei, con la complicità di Ursula von der Leyen. Nel filmato, Schwab, riferendosi alla presidente della Commissione Ue, afferma in inglese: «Vorrei solo sottolineare ciò che hai detto sullo European Chip Act perché è un passaggio importante creare un cervello fisico per la digitalizzazione e averlo localizzato in Europa».

«E tutti voi, ancora non credete a ciò che, in realtà, certi ambienti hanno intenzione di fare accadere??? A ciò che sarà, o dovrebbe essere un futuro molto prossimo??? Il passaggio dal green pass al microchip sottocutaneo è dietro l’angolo!!! Forza, fatevi avanti, prenotate anche un cervello più sofisticato: sarà davvero una festa bellissima per tutti!!! Lo stanno dicendo in tutte le salse, ma purtroppo non ci si crede, in giro c’è tanta miscredenza, oppure ci si ride sopra: intanto loro vanno avanti!!!» scrive quest’altro utente, più emotivo.

La teoria ha avuto molto successo, è stata rilanciata su Twitter e Telegram e diffusa anche in lingua spagnola e francese. Ma il reale contesto della conversazione è decisamente più rassicurante della distopica prospettiva di microchip impiantati in tutta la popolazione dell’Unione.

La legge europea

La “legge” di cui si sta parlando, infatti, non era una legislazione già approvata, ma un’iniziativa dell’esecutivo europeo volta a promuovere la produzione di semiconduttori in Europa, per fare in modo che il continente puntasse di più su questo settore. Prima del passaggio estrapolato e condiviso, von der Leyen aveva affermato:

«Oggi abbiamo i microchip, non solo nei nostri PC e smartphone, ma anche nelle nostre auto, nel sistema di riscaldamento delle nostre case, nei nostri ospedali. Non esiste digitale senza chip. E il fabbisogno europeo di chip raddoppierà nel prossimo decennio. Questo è il motivo per cui dobbiamo aumentare lo sviluppo, la produzione e l’uso di questa tecnologia in Europa». La presidente aveva continuato sottolineando che «la quota di mercato globale dei semiconduttori in Europa è solo del 10 per cento e oggi la maggior parte delle nostre forniture proviene da una manciata di produttori al di fuori dell’Europa. Questa è una dipendenza e un’incertezza che semplicemente non possiamo permetterci. Entro il 2030, il 20 per cento della produzione mondiale di microchip dovrebbe essere in Europa». 

Nel suo intervento, la presidente della Commissione europea aveva parlato a lungo dell’importanza dei microchip o dei semiconduttori nella tecnologia moderna. La legge europea a riguardo, in particolare, a suo dire avrebbe permesso di compiere progressi in cinque aree: il rafforzamento delle capacità di ricerca, l’aumento della produzione di chip, l’adeguamento delle regole applicabili agli impianti di produzione, la sicurezza dell’approvvigionamento di microchip e supporto alle piccole imprese.

I complimenti di Schwab

La norma è stata poi presentata l’8 febbraio 2022. Il piano prevede il rilascio di 43 miliardi di euro per l’industria dei semiconduttori, così da ridurre la dipendenza europea dall’Asia. «Ci siamo posti l’obiettivo di avere il 20% del mercato mondiale nel 2030», ha affermato il presidente dell’esecutivo europeo, il doppio di oggi. Non si parla in nessun momento di impiantare microchip nell’intera popolazione europea, come erroneamente affermato nei post sopracitati.

L’unico commento fatto da Schwab a riguardo, dopo l’intervento di von der Leyen, risulta essere il seguente: «Si tratta di un passo importante verso la creazione di un’infrastruttura legale per la digitalizzazione e la sua espansione in Europa». In nessun punto dei documenti o delle proposte si fa menzione del fatto che questi microchip saranno utilizzati per essere “collocati” o implementati nella popolazione europea: né nella comunicazione della Commissione al Parlamento, né nella proposta di regolamento Consiglio, né nella raccomandazione della Commissione.

Conclusioni

Il fondatore del World Economic Forum non sta complottando insieme a Ursula von der Leyen per impiantare microchip nella popolazione europea. La teoria del complotto nasce da un video decontestualizzato e male interpretato.

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