L’ultima ipotesi sulla misteriosa morte dell’attore Bruce Lee: lo studio scientifico dopo 49 anni

Secondo i ricercatori l’attore sarebbe morto la causa di una disfunzione che ha portato a uno squilibrio «dell’omeostasi dell’acqua del volume dei liquidi intracellulari e intravascolari»

Un nuovo studio scientifico cerca di far luce sul decesso di Bruce Lee, il più grande attore d’arti marziali della storia del cinema, morto il 20 luglio 1973 a soli 32 anni. All’epoca il decesso dell’attore di Enter The Dragon venne imputato a una presunta reazione allergica a un farmaco prescritto a Lee, che gli causò un edema cerebrale. Ma un team di ricercatori ha voluto tentare di vederci chiaro, e ha ipotizzato che l’edema fosse causato dall’iponatremia, una condizione in cui la concentrazione di sodio nel sangue è eccessivamente bassa. E il sodio, essendo un elettrolita, aiuta a regolare la quantità di acqua che circola nell’organismo umano. E nell’articolo pubblicato sulla rivista Clinical Kidney Journal, i ricercatori hanno ipotizzato che l’edema che causò la morte di Bruce Lee sia stato proprio causato dall’iponatremia: «Riteniamo che l’incapacità dei reni di espellere l’acqua in eccesso abbia ucciso Bruce Lee». Già, perché gli scienziati hanno indicato diversi fattori, tra cui la dieta seguita dall’attore all’epoca, che includeva molti succhi e bevande proteiche, nonché l’utilizzo di marijuana, che aumenta la sete. «In sintesi – si legge nelle conclusioni dello studio – Lee aveva molteplici fattori di rischio che predisponevano all’iponatremia derivanti dall’interferenza con i meccanismi di omeostasi dell’acqua, che regolano sia l’assunzione di acqua sia l’escrezione di acqua, e ipotizziamo che Bruce Lee sia morto per una forma specifica di disfunzione renale: l’incapacità di espellere abbastanza acqua per mantenere l’omeostasi dell’acqua del volume dei liquidi intracellulari e intravascolari».


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