Arrestato Biagio Passaro, il leader di “Io Apro” accusato di bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio

L’imprenditore napoletano, residente a Modena, è indagato insieme ad altri quattro soci. Sequestrati beni per 900mila euro

È accusato di bancarotta fraudolenta, indebita percezione di erogazioni pubbliche e autoriciclaggio Biagio Passaro, uno dei leader del movimento “Io apro”, arrestato oggi 30 novembre dalla Guardia di Finanza, dopo essere finito in manette un anno fa per aver partecipato all’assalto della sede della Cgil di Roma nell’ottobre 2021, per poi essere prosciolto e scarcerato 18 giorni dopo dal Tribunale del Riesame. Imprenditore nel settore della ristorazione, Passaro è titolare del brand delle pizzerie Regina Margherita tra Modena e Bologna. Originario di Napoli, nel periodo dei lockdown per la pandemia di Covid, aveva portato avanti le battaglie del movimento “Io apro” che contestavano le restrizioni imposte anche ai ristoratori. I fondatori del movimento, però, insieme agli oltre 80mila associati, ci hanno tenuto a prendere le distanze da Passaro, che – fanno sapere – da settimane non fa più parte della campagna. «Le accuse vanno nettamente in contrasto con gli ideali del movimento che per due anni ha lottato per la sopravvivenza della categoria e delle imprese in generale. Certi che come sempre la giustizia farà il suo corso», hanno fatto sapere i fondatori di “Io Apro” in una nota.


Le indagini

Secondo la Procura di Bologna, Passaro e gli altri quattro indagati, tutti amministratori di una società dichiarata fallita nel settembre 2020, avrebbero sottratto alla disponibilità della procedura fallimentare i libri, i registri e le altre scritture contabili previste dalla legge. Non solo, secondo i pm Passaro e i colleghi avrebbero sottratto dalle casse aziendali oltre 660mila euro, in gran parte utilizzati per fini personali. Questo avrebbe causato a sua volta il dissesto della società e un passivo fallimentare di oltre 1,4 milioni di euro, accumulando debiti nei confronti di dipendenti, Erario e fornitori. Ai cinque indagati sono contestate anche alcune operazioni di autoriciclaggio per 150mila euro, attraverso reati fallimentari contestati in altre attività economiche. Infine i cinque avrebbero sistematicamente percepito contributi pubblici erogati durante la pandemia, mediante la formazione di documentazione e dati falsi. In totale, la Procura di Bologna stima che i cinque imprenditori avrebbero ottenuto indebitamente circa mezzo milione di euro. Oltre a ricevere la misura di custodia cautelare in carcere, a Passaro sono stati sequestrati beni – mobili ed immobili – pari a 900mila euro.


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