Corruzione a Bruxelles, concessi i domiciliari alla moglie e alla figlia di Panzeri. La difesa: «Non sapevano nulla»

L’udienza è stata aggiornata il 19 dicembre. L’inchiesta coinvolge anche la vicepresidente del Parlamento europeo, Eva Kaili

È scattata la convalida d’arresto per Maria Colleoni, 67 anni, e Silvia Panzeri, di 38, rispettivamente moglie e figlia dell’ex eurodeputato Antonio Panzeri. La Corte d’Appello di Brescia ha concesso i domiciliari a entrambe le donne fermate ieri, 9 dicembre. Sono state raggiunte nella casa di famiglia a Calusco d’Adda, in provincia di Bergamo, durante l’esecuzione di un mandato di arresto europeo. E poi convocate – la mattina di oggi, 10 dicembre – presso la Corte d’appello di Brescia per l’udienza di identificazione. Risponderebbero di favoreggiamento nell’ambito dell’inchiesta di Bruxelles per la presunta corruzione messa in piedi dal Qatar. Un’accusa che finora sembrano respingere fermamente. L’avvocato Angelo de Riso, loro difensore insieme a Nicola Colli, ha infatti dichiarato: «Le mie assistite hanno riferito in aula di non essere a conoscenza di quanto viene loro contestato». Aggiungendo che «evidentemente il giudice ha ritenuto di non dover disporre la custodia cautelare in carcere, dopo aver verificato la personalità delle nostre assistite». Per poi concludere: «Siamo soddisfatti e confidiamo che non venga accolta la richiesta di consegna alle autorità del Belgio». L’udienza è stata aggiornata il 19 dicembre. L’indagine, aperta lo scorso luglio, è stata coordinata dall’Ufficio centrale per la repressione della corruzione del Tribunale di Bruxelles.


Nel mirino anche la vicepresidente del Parlamento europeo

Sono diversi i nomi nomi che appaiono nell’inchiesta, tra cui alcuni italiani. Coinvolta anche la vicepresidente del Parlamento europeo, Eva Kaili, nella cui abitazione sono stati trovati dei sacchi pieni di banconote. Il Partito socialista greco, Pasok, ha chiesto alla vicepresidente di rinunciare al suo seggio. «C’è pressione all’interno del partito affinché la signora Kaili rinunci al suo posto al Parlamento europeo», ha dichiarato all’Afp un membro del partito. «Per il momento, non vuole rinunciare al suo posto perché sa che questo significherebbe la revoca della sua immunità parlamentare», ha spiegato un altro parlamentare. Già ieri il partito aveva annunciato l’estromissione di Kaili. Ferma la condanna della presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola: «Il Parlamento si oppone con fermezza alla corruzione». Anche l’eurodeputato italiano e capogruppo del Pd a Strasburgo, Brando Benifei, ha esortato Kaili a dimettersi: «Sono certo che, se non lo farà, lo chiederà il nostro gruppo. E, se necessario, attiveremo la procedura per la destituzione tramite voto dell’Aula». Nel frattempo anche il padre di Kaili è stato arrestato: stava cercando di fuggire portando con sé una valigia piena di banconote.


Jack Parrock, giornalista corrispondete da Bruxelles, ha annunciato su Twitter che alcune fonti gli avrebbero riferito che le autorità qatariote hanno avviato delle indagini sull’ambasciatore del Paese del Golfo presso la Ue, Abdulaziz bin Ahmed Al Malki, e sul ministro del Lavoro Ali bin Samikh Al Marri. Intanto, nella capitale belga, continuano le perquisizioni negli uffici di figure professionali che gravitano intorno all’Europarlamento. La scorsa notte è stato perquisito durante la notte l’ufficio di uno degli assistenti parlamentari dell’eurodeputata belga Maria Arena, esponente del gruppo dei Socialisti. L’assistente di Arena coinvolta nelle indagini è di nazionalità italiana e lavorava con l’eurodeputata da circa un anno.

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