Bonus 18app, le novità della nuova «Carta cultura» allo studio del governo

La misura terrà conto dell’Isee e conterrà un meccanismo anti-truffa

Le proteste del mondo della cultura e delle associazioni giovanili sembrano essere andate nel segno. Il bonus che permette ogni anno ai diciottenni di spendere 500 euro nell’acquisto di prodotti culturali, oltre che di biglietti per teatri, cinema e spettacoli dal vivo, probabilmente non sarà eliminato: l’emendamento che sembrava abrogarlo, a firma Fratelli d’ItaliaLega e Forza Italia, dovrebbe essere riformulato. Il neo ministro per la cultura Gennaro Sangiuliano, assicura che arriverà una nuova misura in grado di sostituire adeguatamente App18: Carta Cultura che avrà due importanti differenze. Un sostegno, anche in questo caso, ai consumi culturali dei giovani, che però terrà conto dell’Isee e conterrà un «meccanismo anti-truffa». Ovvero sarà improntato a riservare il beneficio ai redditi medio-bassi, e ad impedire frodi da un valore complessivo che, a detta del presidente della commissione Cultura della Camera, Federico Mollicone, si aggirerebbe attorno ai 9 milioni di euro.


Gli aspetti da riformare e le polemiche

Mollicone aveva infatti riferito di presunti danni erariali e che la Guardia di finanza e le procure starebbero indagando su un uso fraudolento dei fondi. Ovvero un uso difforme dei formi, secondo quanto scoperto dalle indagini citate da Repubblica, che va dalla conversione dei voucher in denaro contante all’acquisto di beni non ammessi dalla legge. «Verrà fatta una nuova Carta – ha spiegato Mollicone – con criteri più trasparenti ed equi, perché c’è anche il tema sociale». E con l’obiettivo di «coinvolgere sempre la stessa filiera»: con il risparmio derivante dalle modifiche alla misura, che in manovra assorbe 230 milioni, «potremmo potenziare il fondo per le rievocazioni e i carnevali storici», spiega Mollicone. L’esponente di Fratelli d’Italia è tra i firmatari dell’emendamento in questione. Che non ha suscitato disapprovazione solo nell’opposizione. All’indignazione del Terzo Polo e del Pd, e all’appello firmato da otto sigle (dall’Associazione Italiana Editori alla Siae), si erano infatti aggiunte le critiche di alcune frange della maggioranza. I capigruppo di Fi, Licia Ronzulli e Alessandro Cattaneo, si sono augurati una «riformulazione dell’emendamento» che ne salvaguardi l’obiettivo ultimo: finanziare i consumi culturali dei più giovani.


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