Qatargate, Eva Kaili si difende e punta il dito su Metsola: «Tutte le mie iniziative con l’ok del Parlamento Ue»

L’ex vicepresidente dell’Aula di Strasburgo sfida dal carcere di Bruxelles chi l’ha scaricata: «Non farò la fine di Ifigenia. Quei soldi in casa a mia insaputa»

Dal carcere di Bruxelles dove è rinchiusa, Eva Kaili, l’ex vicepresidente greca del Parlamento europeo accusata di essere al centro dello scandalo-tangenti che sta scuotendo l’Ue, torna a rivendicare la sua innocenza e lo fa sfidando chi vorrebbe fare di lei una vittima sacrificale. «Non farò la fine di Ifigenia», ha detto l’ex giornalista televisiva, affiancando idealmente la sua vicenda a quella della figlia di Agamennone e di Clitemnestra che nel mito greco viene sacrificata. «Kaili non ha nulla a che vedere con i soldi che sono stati trovati, se non il fatto che si trovava nella casa in cui è stato rinvenuto il denaro», ha detto alla tv greca ANT1 il suo avvocato, Michalis Dimitrakopoulos. Poi l’affondo contro le istituzioni Ue affrettatesi nei giorni scorsi a scaricare Kaili: «Tutte le azioni e le iniziative della signora Kaili sono state approvate dal Parlamento europeo. Non c’era un’agenda personale della signora Kaili: tutto era una decisione politica del Consiglio europeo e della Commissione e non solo del Parlamento europeo e della signora Metsola», ha spiegato Dimitrakopoulos. Quanto a Francesco Giorgi, il compagno italiano dell’ex vicepresidente già assistente parlamentare di Antonio Panzeri, anche lui conferma la stessa versione, fa sapere l’avvocato: «Quando Kaili ha visto i soldi, non ha avuto una risposta convincente sulla loro origine e ha subito chiesto che i soldi fossero portati via di casa. Suo padre si è preso la responsabilità di essere il corriere, perché non c’era nessun altro».


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