Corruzione dal Qatar, per il tribunale di Bruxelles Giorgi e Panzeri restano in carcere. Udienza di Kaili rinviata al 22 dicembre

Per Niccolò Figà-Talamanca è stato disposto il regime di sorveglianza elettronica che gli permette di uscire dal carcere

La Camera di consiglio del tribunale di Bruxelles ha deciso. L’ex eurodeputato socialista Antonio Panzeri e l’assistente parlamentare Francesco Giorgi resteranno ancora in carcere, per almeno un mese. Per il segretario generale dell’ong No Peace Without Justice, Niccolò Figà-Talamanca, è stato disposto il regime di sorveglianza elettronica che gli permette di uscire dal carcere. È la prima udienza alla quale partecipano i tre fermati per il coinvolgimento nell’inchiesta sulle presunte tangenti qatariote mirate a influenzare le istituzioni europee. Non c’è stato un pronunciamento, invece, sulla custodia dell’ormai ex vicepresidente del Parlamento europeo, Eva Kaili: ha chiesto e ottenuto il rinvio dell’udienza al prossimo 22 dicembre. Fino ad allora, rimarrà nel carcere di Haren, istituto penitenziario della periferia nord-orientale di Bruxelles. Emergono, intanto, nuovi dettagli sul cosiddetto Qatargate. Una delle ipotesi sulle quali gli inquirenti sono al lavoro è la presenza di parlamentari europei «a libro paga» per favorire il Paese del Golfo. Al tribunale di Milano, negli scorsi giorni, è arrivato un ordine di investigazione europeo: i magistrati meneghini hanno dovuto disporre una serie di perquisizioni eseguite dalla Guardia di finanza. L’inchiesta che ha portato allo destituzione di Eva Kaili dalla vicepresidenza dell’Europarlamento, riporta poi il quotidiano Le Soir, sarebbe scaturita da un’operazione dei servizi di sicurezza belgi svolta congiuntamente con i servizi segreti di altri Paesi membri. Secondo la ricostruzione pubblicata dal giornale, sarebbero stati cinque i servizi segreti dei Paesi europei che hanno collaborato con quelli belgi.


La mozione congiunta in Parlamento

L’istituzione di una commissione di inchiesta «incaricata di individuare le potenziali falle nel quadro normativo del Parlamento europeo in materia di trasparenza, integrità e corruzione». È ciò che chiedono i rappresentanti dei diversi gruppi politici al Pe in merito al presunto tentativo di corruzione di alcuni eurodeputati da parte del Qatar per influenzare le decisioni dell’istituzione europea. «Il Parlamento – si legge nella nota – è sconcertato ed esprime grave preoccupazione per i presunti atti di corruzione, riciclaggio di denaro e partecipazione a un’organizzazione criminale di membri, ex membri e personale del Parlamento in cambio di influenza sulle decisioni dello stesso». Per questo motivo, continua, «sostiene la piena cooperazione con l’indagine penale in corso» e chiede, inoltre, la creazione di una commissione d’inchiesta «sulla base dell’articolo 226 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, a seguito dell’esito delle indagini penali e di eventuali procedimenti giudiziari, per indagare su casi di corruzione e azioni improprie da parte di Paesi terzi che cercano di influenzare le decisioni del Parlamento europeo». Dopo l’annuncio di lunedì scorso da parte della presidente del Parlamento europeo Metsola relativo al rinvio in Commissione della relazione sulla liberalizzazione dei visti con il Qatar e il Kuwait, il Parlamento europeo chiede «con urgenza» anche «la sospensione dei badge di accesso dei rappresentanti degli interessi del Qatar fino a quando le indagini giudiziarie non forniranno informazioni e chiarimenti pertinenti». Ciò che promuove l’Europarlamento in questa fase è anche un rafforzamento del «registro per la trasparenza dell’Ue in termini di bilancio e di personale», al fine, conclude la nota, di «poter verificare in modo più approfondito le informazioni fornite dai richiedenti e dai dichiaranti» e che il suo ambito di applicazione, ritiene, debba «essere esteso ai rappresentanti di Paesi terzi».


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