Influenza e Covid a Natale, Rezza torna ad avvertire: «Tampone e mascherina se andiamo dai nonni. I contagi? C’è tanto sommerso»

Il direttore generale della Prevenzione al ministero della Salute ribadisce che contrarre entrambi i virus contemporaneamente «è complicato». Ma «la pandemia non è finita»

Le feste si avvicinano e con queste pranzi e cene con amici e parenti. E lo fanno mentre l’influenza e il Covid continuano a contagiare centinaia di migliaia di persone a settimana. Per questo invoca prudenza e responsabilità il direttore generale della Prevenzione al ministero della Salute Giovanni Rezza, che spiega, intervistato da la Repubblica: «Del Covid negli ultimi due anni e mezzo abbiamo capito molte cose. Il rischio è sempre quello che i più piccoli la portino in casa, a nonni e altri parenti fragili. Anche per questo gli anziani vanno vaccinati». Per questo, aggiunge Rezza: «Se vado a trovare il nonno sto attento, anche se è importante che lui sia vaccinato. E se voglio essere più tranquillo faccio un tampone per il Covid. Per ridurre il rischio di ammalarsi quando vado sul bus o sono in un luogo affollato magari mi metto la mascherina». Infatti, si potrebbe pensare che la pandemia sia finita, ma ancora non è così: «Qui c’è un’endemizzazione con ondate di limitata intensità», spiega l’esperto.


Influenza, Covid, o entrambi?

Da non sottovalutare, poi, l’influenza. Rezza tranquillizza che teme possa associarsi al Coronavirus: «Non si rischia di prenderli tutti e due, perché c’è un meccanismo di interferenza virale che protegge in parte dalla doppia infezione». Tuttavia, il quadro è «complicato» perché «la malattia stagionale torna dopo due anni». La maggiore difficoltà sta nel distinguere i due virus, che necessitano di diversi trattamenti. «Per il Covid si possono usare gli anti infiammatori, che non servono per l’influenza, da affrontare con il paracetamolo quando sale la febbre», spiega il medico. Inoltre, aggiunge il direttore generale della Prevenzione: «Non ci dimentichiamo che in questa stagione circolano anche altri agenti patogeni, come il rinovirus che può assomigliare a forme leggere di Covid, i virus parainfluenzali, quello respiratorio sinciziale, pericoloso soprattutto per i bambini molti piccoli». Quindi, avverte Rezza, le coperture vaccinali dovrebbero restare alte «tra gli anziani e i fragili, sia con l’anti Covid che con l’anti influenzale».


I tamponi per il Covid

Ricorda poi Rezza che «adesso c’è un grande sommerso» dei contagi da Coronavirus, «perché tantissimi non fanno il test o lo fanno solo in casa, così non vengono intercettati. C’è un’ampia sottostima». Commentando il voto del Senato per togliere il tampone negativo alla fine dell’isolamento dei malati di Covid, il medico dichiara: «Se guardiamo quello che succede a livello europeo, ci sono solo alcuni Paesi dell’Est che hanno ancora il test di uscita obbligatorio. In occidente non lo usa nessuno e Regno Unito e Spagna hanno tolto anche l’obbligo di isolamento. Il punto è che chi è malato e non sta bene resta già a casa da solo, come avviene con l’influenza e infatti si raccomanda sempre di non uscire. E’ chiaro poi che se non si farà il tampone di uscita resta sempre l’indicazione di indossare la mascherina per i primi giorni in cui torna in comunità». In sostanza, «deve esserci la coscienza di non infettare gli altri, in particolare i fragili. È una questione di responsabilità».

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