Ginnastica, il dossier sulle 197 ragazzine presunte vittime di abusi: «Botte con le clavette, sgambetti e cibo negato»

L’associazione Change The Game racconta casi di maltrattamenti in 15 regioni italiane. Tra body shaming, privazioni e punizioni per un biscotto

Oggi nella sede della Stampa Estera a Roma l’associazione Change the Game presenterà un dossier sulle denunce di 197 ragazzine su presunti abusi nel mondo della ginnastica ritmica. Non solo i fatti della “Casa delle Farfalle” di Desio. Ma episodi accaduti nelle palestre di 15 regioni italiane che riguardano bambine e ragazze dagli 8 ai 22 anni. Tutte affidate a coach di chiara fama. E tutte finite nel tunnel dei maltrattamenti, secondo il dossier: body shaming, privazioni alimentari, discriminazioni e persino percosse per un biscotto in più. E ancora: allenamenti della durata di sei ore per atlete piccolissime, a volte anche isolate dalle coetanee e dal sistema scolastico. Oltre a genitori che non denunciano perché sperano di fare della loro bambina un’atleta vincente. E pagano migliaia di euro per gli «svincoli». Ovvero i passaggi da una società all’altra che dovrebbero invece essere a carico del gruppo sportivo.


Il caso

Il caso Ginnastica comincia il 30 ottobre 2022, quando l’ex atleta Nina Corradini denuncia i maltrattamenti subiti dalle allenatrici della Federginnastica. Veniva pesata quotidianamente «in mutande davanti a tutti, sempre dalla stessa allenatrice». Che poi segnava i numeri su un quadernino e dava il giudizio: «Cercavo di mettermi ultima in fila, non volevo essere presa in giro davanti alla squadra. L’allenatrice mi ripeteva ogni giorno: “Vergognati”, “mangia di meno”, “come fai a vederti allo specchio? Ma davvero riesci a guardarti?”. Una sofferenza». Poi tocca ad Anna Basta e Giulia Galtarossa, mentre arriva il commissariamento dell’Accademia di Desio. Dopo la denuncia di Alice Aiello, il presidente del Coni Giovanni Malagò si scusa con le Farfalle ma difende Emanuela Maccarani, una delle istruttrice accusate. Lei accusa di manipolazione le ragazze. Il Coni inaugura un pool investigativo. Mentre anche Carlotta Ferlito si schiera con le colleghe.


L’inchiesta

Change the Game accusa oggi la cultura da caserma presente nel corpo delle ginnaste. E sottolinea che Federginnastica continua ad ingaggiare esperti ma non ha ancora emanato un solo provvedimento restrittivo nei confronti delle istruttrici. Intanto con il Corriere della Sera parla Sergio Marchetti, padre di Giada. Lui ha denunciato quattro anni fa senza ottenere nulla. Ma ancora oggi vuole raccontare cosa è successo alla figlia. La cui crisi è scoppiata «il 5 maggio 2018 dopo aver visto una compagna percossa dalla coach con le clavette. Non era il primo episodio. Ho guidato sette ore per abbracciarla e davanti a una pizza mi ha raccontato quello che aveva subìto. Gli sgambetti sistematici per farla cadere che le hanno procurato seri problemi alla schiena, le frasi brutali, il cibo negato. Il sogno si è sbriciolato: c’è voluta una psicologa per valutare e riparare il disastro».

I ricorsi e i controricorsi

Ma con le istituzioni è finita malissimo: «La federazione ha raccolto la mia denuncia e quella di altri genitori, documentate con audio e testimonianze. Ma non mi ha mai dato notizie e non ha mai sentito Giada. Nel processo sportivo la vittima non può costituirsi parte civile, l’affare resta tra Procura e incolpato. Alla coach solo tre mesi di squalifica. Durante i quali ha continuato ad allenare ed è stata anche convocata in ruoli federali. La Procura in compenso ha indagato su di me per capire se ero testimone attendibile o genitore fanatico e rancoroso. Ho presentato ricorsi e controricorsi al Coni: un muro di gomma».

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