No! Questa email non prova che il governo americano pagava Twitter per censurare, come afferma Elon Musk

L’email pubblicata dai Twitter Files non prova che l’FBI abbia pagato Twitter per svolgere attività censorie. Si tratta di un rimborso per richieste di informazioni

Secondo Elon Musk, il governo americano avrebbe pagato milioni di dollari a Twitter per censurare contenuti all’interno della piattaforma. Lo afferma in un tweet del 20 dicembre 2022, in cui condivide il thread di Michael Shellenberger contenente la settima puntata dei cosiddetti “Twitter Files“. La prova di tale accusa riguarda lo screenshot di una email del 2021 del team SCALE di Twitter (“Safety, Content, & Law Enforcement”) inviata a Jim Baker, avvocato della piattaforma ed ex funzionario FBI, ma il contenuto risulta del tutto travisato.

Per chi ha fretta

  • Nella settima puntata dei Twitter Files viene riportata un’email dove si riporta un ingresso di 3 milioni di dollari nelle casse della società a seguito delle richieste da parte dell’FBI.
  • Nel thread, Michael Shellenberger non specifica che si tratta di un rimborso, facendo intendere – anche a Musk – che si tratti di una somma derivante da attività censorie.
  • L’email parla in realtà di un rimborso, previsto secondo le leggi federali americane alle società che forniscono informazioni su richiesta delle autorità, che sia l’FBI o un giudice.

Analisi

Ecco il testo del tweet di Elon Musk dove accusa il Governo americano di pagare per applicare la censura sulla piattaforma: «Government paid Twitter millions of dollars to censor info from the public».

La narrazione è stata poi diffusa anche via post Facebook dove viene riportato lo screenshot dell’email considerata “provante”. Viene condiviso anche un articolo del sito di disinformazione VoxNews, il quale si limita a riportare il tweet di Musk e di altri personaggi che sostengono la notizia fuorviante.

Il contenuto dell’email

Lo screenshot viene pubblicato da Michael Shellenberger nel tweet n.46 del thread, affermando che «la campagna di influenza dell’FBI potrebbe essere stata aiutata dal fatto che stava pagando a Twitter milioni di dollari per il suo staff». Per dimostrare questa teoria, riporta una parte del contenuto dell’email dove vengono riportate le cifre: «”I am happy to report we have collected $3,415,323 since October 2019!” reports an associate of Jim Baker in early 2021».

Ciò che non riporta nel tweet è che nella email si parla di un rimborso («reimbursement program») per le richieste dell’FBI dall’ottobre 2019, durante l’amministrazione Trump e un anno prima che scoppiasse il caso del New York Post:

Jim, FYI, in 2019 SCALE instituted a reimbursement program for our legal process response from the FBI. Prior to the start of the program, Twitter chose not to collect under this statutory right of reimbursement for the time spent processing requests from the FBI.

I am happy to report we have collected $3,415,323 since October 2019! This money is used by LP for things like the TTR and other LE-related projects (LE training, tooling, etc.).

Il contesto mancante

Di fatto, Michael Shellenberger riporta un’informazione parziale e non completa. Tale operazione risulta lecita, ma non riguarda la censura come afferma Elon Musk. Si tratta di un rimborso previsto dalle leggi americane che le aziende come Twitter, e molte altre, possono richiedere allo Stato a seguito di richieste di informazioni prodotte per un procedimento legale. Tra i primi a denunciare pubblicamente questa vicenda è stato Alex Stamos, fondatore e direttore dello Stanford Internet Observatory e socio fondatore di una società di consulenza per la sicurezza informatica, attraverso il suo account Mastodon:

This claim is false.

Law enforcement has the ability to get stored communications from companies like Twitter under 18 USC 2703(d). This is a famous “d-order” that has to be signed by a judge.

Companies can demand reimbursement under 2706. You can argue that 2703 should have a higher standard, but if the government can get to user data should it be free or should the companies ask for a nominal cost?

This is absolutely nothing to do with content moderation.

Ciò che racconta Michael Shellenberger si sapeva già: un’informazione che il proprietario di Twitter non conosce e che viene riportato chiaramente all’interno dell’Help Center della sua piattaforma, precisamente nelle linee guida per le forze dell’ordine (Guidelines for law enforcement).

La parte che ci interessa riguarda il capitolo “Requests for Twitter account information”:

Requests for user account information from law enforcement should be directed to Twitter, Inc. in San Francisco, California or Twitter International Unlimited Company in Dublin, Ireland. Twitter responds to valid legal process issued in compliance with applicable law.

In fondo al capitolo troviamo le informazioni relative ai rimborsi («Cost reimbursement»):

Twitter may seek reimbursement for costs associated with information produced pursuant to legal process and as permitted by law (e.g., under 18 U.S.C. §2706).

Twitter fornisce un link al sito Law.cornell.edu dove vengono riportate le leggi federali degli Stati Uniti d’America, in questo caso l’«U.S. Code § 2706 – Cost reimbursement» dove un entità governativa è tenuta a rimborsare una persona o un’entità che raccoglie o fornisce le informazioni richieste. L’importo di tale rimborso può essere determinato da un accordo tra l’ente governativo richiedente e il fornitore o dal tribunale che emette l’ordine di produzione del materiale.

L’area trasparenza di Twitter

Twitter non ha nascosto le richieste di informazioni da parte delle autorità, che siano americane o di altri Paesi. Nell’area Trasparenza c’è un’intera pagina dedicata alle “Information Requests” dove troviamo questa infografica che riporta il numero di richieste per 67 Paesi nel mondo durante il periodo luglio-dicembre 2021.

Risulta presente anche un’area dedicata per ogni Paese, in questo caso possiamo osservare le richieste da parte degli Stati Uniti dove leggiamo che l’FBI, il Dipartimento di Giustizia e i Servizi Segreti sono stati tra i maggiori richiedenti:

The U.S. Federal Bureau of Investigation (FBI), U.S. Department of Justice (DOJ), and the U.S. Secret Service (USSS) submitted the greatest percentage of requests during this reporting period. The FBI, DOJ, and USSS have also consistently submitted the greatest percentage of requests for the seven previous reporting periods.

Conclusioni

L’email indicata da Michael Shellenberger non prova che il Governo americano abbia pagato Twitter per attività censorie. Questa riporta una richiesta di rimborso prevista per legge a seguito di richieste di informazioni formulate dalle autorità americane, che sia l’FBI o un giudice. Twitter non ha mai nascosto queste attività, riportando i riferimenti nelle proprie linee guida.

Questo articolo contribuisce a un progetto di Facebook per combattere le notizie false e la disinformazione nelle sue piattaforme social. Leggi qui per maggiori informazioni sulla nostra partnership con Facebook.

Leggi anche: