Coronavirus e influenza, i pronto soccorso del Lazio in ginocchio. E la Lombardia pensa di riaprire i Covid Hotel per chi arriva dalla Cina

«Sento aria di discriminazione», ha commentato Francesco Wu, presidente onorario dell’associazione imprenditori Italia-Cina

I pronto soccorso degli ospedali del Lazio sono sovraffollati. In questi giorni di festa i pazienti ci si riversano ma vengono subito avvertiti. «Previste molte ore di attesa. Rivolgersi al curante» si leggeva ieri sul pannello elettronico all’entrata del pronto soccorso dell’ospedale Casilino. La causa delle lunghe code è la concomitanza di varie patologie. C’è il Covid, con i 2.627 nuovi positivi di ieri nella regione. Si somma l’influenza, con il picco anticipato rispetto al normale a causa del ritorno dopo due anni di relativa calma. Gli ospedali si imballano e nelle lunghe file di persone che aspettano di essere curati non mancano i pazienti che si presentano con altri problemi: chi viene colpito da ictus, traumi fisici, incidenti stradali, e polmoniti non virali. I meno gravi sono costretti ad aspettare per ore e alcuni si trovano a dover pagare per il boarding, ovvero per rimanere nel dipartimento di emergenza e accettazione in attesa di un posto nel reparto adatto.


I contagiati in arrivo a Malpensa

«Il 15% dei pazienti viene preso in carico dopo 48 ore», fa notare al Messaggero Giulio Maria Ricciuto, a capo del Simeu del Lazio. Inoltre, aggiunge Ricciuto, raramente ci sono meno di 700-900 pazienti in attesa di ricovero. Ed è un problema, perché si perdono i benefici dei primi interventi tempestivi, puntualizza. Il tutto avviene mentre c’è preoccupazione per gli arrivi dalla Cina. Fino a un paziente su due tra quelli che atterrano a Malpensa, ieri, è risultato positivo al Covid. Al momento gli esperti non hanno trovato nuove varianti. I tamponi sequenziati dicono Omicron. Il virus sta iniziando a circolare in maniera massiccia solo ora in Cina, ed è improbabile che debba mutare per contagiare. C’è apprensione, però, per il Capodanno cinese, il 22 gennaio prossimo. Si prevedono molti arrivi per che si aggiungono alla nutrita comunità cinese in Italia. Come spiega la Repubblica, i tamponi negli aeroporti continuano, anche se da oggi in quelli milanesi si passerà al rapido, e il molecolare sarà richiesto solo in caso di positività al primo.


La situazione in Lombardia

Ieri in conferenza stampa, il presidente della Lombardia Attilio Fontana si è detto soddisfatto dell’organizzazione ottenuta in sinergia tra regione e governo. L’assessore al Welfare Guido Bertolaso, ha aggiunto che non si esclude la possibilità di riaprire i Covid hotel utilizzati durante le fasi più acute della pandemia per tenere i passeggeri positivi in isolamento. Uno sarà a Monza, e l’altro a Milano, probabilmente a Baggio. Anche in relazione a quest’ultimo punto è arrivata la protesta di Francesco Wu, presidente onorario della dell’associazione imprenditori Italia-Cina: «Sento aria di discriminazione verso la comunità cinese, verso una minoranza. Fare i tamponi solo a chi arriva su volo diretto dalla Cina non ha senso, quando sappiamo che tanti arrivano facendo scalo. Io capisco se ci fossero motivazioni sanitarie serie, ma sappiamo che si tratta di variante Omicron, che già circola in Italia».

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