Vladimir Luxuria fuori dal coro dopo la morte di Ratzinger: «Spiace per l’uomo, ma non dimentico i suoi attacchi»

Secondo l’ex parlamentare, solo con papa Francesco la Chiesa è tornata a dialogare con la comunità Lgbtq+, dopo che il pontificato di Bendetto XVI aveva solo eretto muri

«Non posso essere ipocrita e tacere i grandi contrasti che ha avuto con la comunità Lgbt con il suo pontificato» dice l’ex parlamentare Vladimir Luxuria all’Adnkronos, commentando la scomparsa del papa emerito Benedetto XVI. «Un uomo importante – aggiunge l’attivista – un punto di riferimento per il mondo cattolico, mi dispiace per la perdita della persona e della sofferenza». Luxuria ricorda le dichiarazioni di Joseph Ratzinger sui diritti della comunità Lgbt durante il suo pontificato, giudicate «al limite dell’ossessione, su tutti i temi e le leggi che potessero favorire le nostre vite, i nostri affetti. Sicuramente mi dispiace per la perdita dell’uomo, ma non posso essere ipocrita e dimenticare le ingerenze e le dichiarazioni molto forti contro di noi. Quella che mi ferì in modo più forte fu il definire l’omosessualità “socialmente pericolosa“, quella frase ha eretto il muro più grande tra noi e il Vaticano. Ha etichettato le nozze gay come “il potere antispirituale dell’Anticristo” o come “autodistruzione della società”». Posizioni che secondo Luxuria sono cambiate con l’arrivo di papa Francesco: «Ora mi auguro che questo dialogo dell’abbattimento dei muri e di costruire dei ponti, usando i mattoni di questi muri demoliti, possa continuare nel futuro e che non ci sia più questa lotta così aspra, pur nel rispetto delle diverse posizioni, tra la nostra comunità, il Vaticano e tutte le religioni».


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