«Padre Georg, non pubblichi le sue memorie contro Francesco». L’accorato appello di un prete della provincia di Bergamo

La lettera aperta di don Alberto Varinelli a monsignor Georg Gaenswein: «Affidare alla stampa accuse contro il Papa è un atto grave e pericoloso: rinunci!»

Sta scuotendo il mondo cattolico una lettera aperta a monsignor Georg Gaenswein di un prete di provincia, don Alberto Varinelli, titolata «Eccellenza, ora sia un buon pastore!», per chiedere all’ex segretario di papa Benedetto XVI di fermare la stampa delle sue memorie di cui sono uscite anticipazioni in questi giorni assai polemiche nei confronti di Papa Francesco. Anche l’anziano cardinale tedesco Walter Kasper, assai vicino a Benedetto XV, si è detto dispiaciuto in un’intervista a Repubblica delle anticipazioni uscite in questi giorni: «Sarebbe stato meglio tacere. Adesso non è il momento per tali cose». Don Varineli, presbitero della diocesi di Bergamo, chiede a padre Georg una sorta di imitazione della rinuncia al papato di Ratzinger: «Eccellenza», gli scrive, «come fece papa Benedetto, dichiarandolo in sede di rinuncia, esamini attentamente e ripetutamente anche lei la sua coscienza dinanzi a Dio e se emergerà che quel testo è una raccolta di risentimenti e attacchi, pur con tutte le conseguenze che vi faranno seguito, ne blocchi immediatamente la stampa e il commercio. Sarà un atto nobile di un vescovo che sta dalla parte della verità, senza cedere a simpatie o alla tentazione del risentimento».


La lettera aperta, pubblicata su un sito specializzato («La Barca e il Mare- Chiesa e dintorni») sta circolando con insistenza nelle chat di molti movimenti e gruppi cattolici. Don Alberto esordisce così: «Sono un prete della diocesi di Bergamo, a servizio di due oratori: non un teologo, non un canonista, ma un prete felicemente in parrocchia con la sua gente», ma poi va al sodo: «Poche ora prima del funerale di Benedetto», scrive, «lei ha rilasciato dichiarazioni che, mi permetta di scriverlo chiaramente, screditano papa Francesco, affermando il suo stupore (e non nascondendo il suo risentimento) per aver deciso, qualche anno fa, che lei avrebbe tenuto il titolo di prefetto della Casa Pontificia ma, concretamente, non avrebbe esercitato il relativo ufficio, restando di fatto “solo” segretario personale del papa emerito».


Don Alberto si dice «ferito e preoccupato di quelle parole», sentimento condiviso da molti cattolici intorno a lui. Ricorda a padre Georg che il giorno della sua ordinazione episcopale era già a conoscenza (come rivelato da lui stesso in questi giorni) delle prossime dimissioni di Benedetto XVI, e quindi sapeva che nell’incarico avrebbe giurato fedeltà a un altro Papa. Per quella fedeltà però avrebbe dovuto parlare riservatamente a Francesco dei problemi esistenti, non in pubblico.

Il prete di provincia lo dice con grande semplicità: «Ora, Eccellenza, lei è Vescovo ed esperto di diritto canonico, oltre che servitore delle più alte gerarchie ecclesiastiche da decenni. Io sono un semplice curato di oratorio. Posso reputare che il mio Vescovo o un mio superiore mi abbia fatto un torto? Posso eccome, ovviamente! Il mio rispetto per il mio Vescovo e la mia obbedienza a lui passano da un rapporto fondato sull’autenticità; sarebbe pertanto mio dovere recarmi da lui, una, due, cento volte se necessario e confrontarmi con lui, esternando il mio pensiero e chiedendo spiegazioni. Così funziona tra padre e figlio, tra Vescovo e presbitero, tra il papa e i suoi vescovi».

Meglio un colloquio anche acceso e duro a porte chiuse della pubblicazione di quelle memorie. Su questo don Alberto è tranchant: «Affidare alla stampa le sue esternazioni», continua il prete bergamasco, «su questioni che riguardano lei e il papa, ben sapendo lei di quanti hanno usato e useranno la figura di papa Benedetto, e anche la sua, Eccellenza, per attaccare papa Francesco, è una mossa imprudente e pericolosa. Peraltro, attaccare pubblicamente un confratello per umiliarlo dinanzi ad altri confratelli e a persone che non sono a conoscenza dei fatti, costituisce un atto grave. In questo modo, Eccellenza, lei perde il legame con il papa: chi perde il legame con il papa non perde solo quel legame, ma perde anche la Chiesa e Gesù Cristo stesso»

Foto di copertina: EPA/CLAUDIO PERI – L’Arcivescovo Georg Gaenswein al fianco di Papa Francesco a un’udienza generale in Vaticano – 8 gennaio 2020.

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