Samantha Cristoforetti, il racconto della missione Minerva e l’Europa: «Manca l’ambizione di viaggiare nello spazio da soli»

«AstroSamantha» ha parlato anche della sua volontà di aiutare i giovani e dei cambiamenti che ha riscontrato rispetto alla sua prima missione, nel 2014

Samantha Cristoforetti racconta la missione Minerva, che l’ha portata per la seconda volta sulla Stazione spaziale internazionale, da fine aprile a metà ottobre. Con il suo ultimo viaggio, è diventata la seconda donna astronauta al mondo per permanenza nello spazio: 370 giorni. «È stata un’esperienza bella intensa anche nelle fasi di preparazione. Aprire il portello è stato gratificante: il coronamento di tanto lavoro e tanta fatica», spiega al Corriere della Sera. Cristoforetti è stata anche la prima astronauta donna europea a fare una passeggiata spaziale: afferma che la sua struttura fisica, relativamente esile, non è stata molto d’aiuto.


La struttura fisica di Astrosamantha

«L’addestramento è stato impegnativo perché le passeggiate spaziali sono molto difficili, soprattutto per le persone di dimensioni relativamente piccole come me. Poi mi sono addestrata con la tuta americana della Nasa e mi sono trovata a farla con quella russa. Alla fine tutto serve: questo formare il carattere, la resilienza alle difficoltà, la fatica fisica». E i risultati arrivano, considerando che l’astronauta è stata la prima europea ad assumere il comando della Stazione. Nonostante, spiega, «è un ruolo che si applica solo in situazioni critiche, che per fortuna non ci sono state. Ho comunque avuto la responsabilità di fare i briefing, introdurre il nuovo equipaggio e assicurarmi che tutti fossero consapevoli del loro ruolo durante un’eventuale emergenza». Prevede che non si tirerà indietro se dovessero arrivare nuove opportunità di volo, ma si dimostra generosa nel lasciar spazio ai nuovi colleghi. Sottolinea infatti di essere «proiettata verso il futuro per capire dove posso contribuire per dare sempre più opportunità ai nostri giovani in Europa».


Il ruolo dell’Europa

Definisce, tra le colonne di Repubblica, la questione europea come «un tarlo nella testa»: «L’Europa non è in grado da sola di mandare esseri umani nello spazio. Siamo ormai l’unico grande protagonista spaziale al mondo che non ha questa capacità, né l’ambizione, al momento, di costruirla». Il vecchio continente, sostiene, dovrebbe giocare un ruolo più centrale e autonomo. «Se c’è una cosa che occupa molto i miei pensieri è proprio la mancanza di una presenza un po’ più significativa dell’Europa, in particolare dal punto di vista dell’autonomia, del poter accedere all’orbita bassa, quella dove vola la Stazione spaziale internazionale, senza appoggiarsi ad altri». La debolezza risalta soprattutto osservando il livello degli altri Paesi: «Abbiamo volato con i colleghi russi e con i colleghi americani. E sappiamo che i cinesi hanno ormai questa capacità. Presto ci saranno anche gli indiani e chissà chi saranno i prossimi». Invece, per il momento, non solo non esiste una navetta europea, ma nemmeno un propedeutico progetto su carta: «E proprio per questo dobbiamo cominciare al più presto, per non restare troppo indietro».

La guerra in Ucraina e i cambiamenti nello Spazio

Mentre sulla Terra infuriava il conflitto in Ucraina, AstroSamantha si trovava sulla Stazione Spaziale Internazionale con colleghi spaziali e russi. E lì, sostiene, «abbiamo lavorato benissimo»: «C’è la consapevolezza che anche in periodi di conflitto non si possono bruciare tutti i ponti, non serve a nessuno. Nella storia tutti i conflitti sono finiti, finirà anche questo. E dopo un conflitto si ricostruiscono le relazioni, ma è molto più facile ricostruirle se qualche ponte rimane in piedi». Essendo tornata in orbita a distanza di qualche anno dalla prima missione (il cui decollo avvenne nel 23 novembre 2014), ha potuto registrare i cambiamenti intercorsi nell’esplorazione spaziale. A cominciare dal sovraffollamento: «L’episodio che sintetizza in modo plastico il cambiamento, c’è stato quando il nostro equipaggio è rimasto bloccato alla partenza in Florida per diversi giorni perché c’era una missione di “astronauti privati” a bordo della Stazione spaziale – racconta -. Una cosa che qualche tempo fa sarebbe stata impensabile: noi eravamo lì ad aspettare che ci liberassero un posto di parcheggio in orbita».

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