La lettera dal carcere del trapper Baby Gang: «La sera della sparatoria ero ubriaco. Ora mi salva solo la musica»

Zaccaria Mouhib è stato arrestato a ottobre per una sparatoria in cui sono state gambizzate due persone. Ora scrive al pm e al gip rivelando di sentirsi in colpa

Zaccaria Mouhib, in arte Baby Gang, ha scritto una lettera dal carcere indirizzata alla pm Francesca Crupi e al giudice preliminari delle indagini Guido Salvini, il quale ha respinto la richiesta di arresti domiciliari presentata dalla difesa del 21enne. «Sono detenuto da tre mesi e ho riflettuto parecchio sulla follia di quella notte. Ho avuto una reazione davvero esagerata perché ero completamente ubriaco», scrive il noto trapper come riporta il Corriere della Sera. Quest’ultimo è stato arrestato lo scorso ottobre assieme ad altri coetanei, tra cui il rapper Simba la Rue, a seguito della sparatoria avvenuta tra il 2 e il 3 luglio nel milanese, durante la quale due persone di origine senegalese sono state gambizzate. Che Baby Gang fosse ubriaco quella sera trova conferma anche in un video delle telecamere di sicurezza che ha ripreso l’episodio in corso Como. Inoltre, nella lettera in questione confessa di aver iniziato a bere da ragazzino. E che fuma hashish tutti i giorni. Motivo per il quale il suo avvocato aveva chiesto il trasferimento dal carcere a una comunità di recupero. Ma per il gip il consumo di sostanze stupefacenti nel suo caso non è da considerare problematico, ma solo relativo a uno stile di vita comune negli ambienti dei trapper.


«Hanno iniziato loro, ma mi sento in colpa»

«Quando sono stato arrestato, ho letto nelle carte del processo cose non vere sul fatto che avrei programmato di aggredire quei ragazzi e che avrei voluto rapinarli… Dalle immagini si vede chiaramente che hanno iniziato loro», prosegue la lettera. Ma aggiunge di sentirsi comunque in colpa per quanto accaduto e che «non ci sono giustificazioni per girare armato». Infine, il testo si conclude con: «La musica è la mia àncora di salvezza e oggi io ho davvero paura di perdere l’unica fortuna che ho avuto nella vita». Al ragazzo è stata effettuata anche una valutazione psicodiagnostica, nella quale è emerso che per il 21enne non è idoneo il percorso in carcere. «Il soggetto è figlio unico ma i genitori hanno avuto altri figli da altre relazioni. Relativamente al periodo pre-adolescenziale e adolescenziale emergono condotte devianti e il non avere orari prestabiliti con conseguente insufficienza di controllo genitoriale. Si ipotizza un educazione permissiva», si legge nella valutazione diffusa dal Corriere. Ma in Procura insistono sulla poca collaborazione che il ragazzo ha dimostrato nel corso degli interrogatori.


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