Negati i domiciliari al trapper Baby Gang: consumava cannabis quindi non deve curarsi

L’avvocato del 21enne aveva chiesto di spostare il ragazzo in una comunità per curare la propria dipendenza dalle droghe

Il giudice delle indagini preliminari, Guido Salvini, ha respinto la richiesta di arresti domiciliari presentata dalla difesa di Zaccaria Mouhib, in arte Baby Gang, perché l’uso di cannabinoidi in questo caso non è considerabile tossicodipendenza. Ma «espressione di uno stile di vita comune al mondo dei trapper». Il 21enne era finito in carcere lo scorso ottobre con altri ragazzi, tra cui il rapper Simba la Rue, per la sparatoria avvenuta tra il 2 e il 3 luglio in via di Tocqueville, nel milanese, durante la quale due senegalesi sono stati gambizzati. L’avvocato del ragazzo, Niccolò Vecchioni, aveva fatto richiesta dei domiciliari presso una comunità per permettere a Baby Gang di «affrontare i problemi relativi all’abuso di sostanze». Per il gip il 21enne «ha per scelta rifiutato qualsiasi rispetto delle regole di vita sociale anche sfruttando tale scelta in termini di successo personale». Non ci sono, stando alla relazione del giudice, le condizioni per considerare l’uso delle sostanze stupefacenti del ragazzo come problematico. Inoltre, la relazione psichiatrica del carcere «non segnala alcun elemento psicopatologico di rilievo se non la sua personalità antisociale e narcisistica».


La difesa: «Negato il diritto di cura a un 21enne»

Un provvedimento critico, secondo la difesa, «perché nega il diritto di cura ad un 21enne e sminuisce la sua condizione patologica, assumendo che l’uso di droga e alcol sarebbe un fatto ‘ordinario’ da parte di un rapper e quindi che si tratta di una situazione non meritevole di alcun intervento terapeutico». Inoltre – aggiunge Vecchioni – «in un altro passaggio il giudice individua come motivo della necessità del mantenimento in carcere il fatto che il mio assistito rappresenterebbe un modello negativo per il suo pubblico senza considerare che si discute di un soggetto sostanzialmente incensurato che ha avviato un serio percorso di revisione critica del proprio stile di vita». Per il giudice il carcere per il ragazzo potrà essere riconsiderato nel corso di un eventuale processo, anche perché il pm Francesca Crupi, che si era opposta all’istanza di domiciliari, è pronta a chiedere il rinvio a giudizio del 21enne.


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