Csm, fumata grigia in Parlamento: eletti 9 membri laici su 10. Nuova seduta comune martedì prossimo

Resta fuori dal Consiglio Felice Giuffré, indicato last minute da FdI dopo la “bocciatura” di Giuseppe Valentino. Necessaria una seconda votazione delle Camere

Il Parlamento in seduta comune ha eletto, con la maggioranza qualificata richiesta dei tre quinti, nove dei dieci componenti laici del nuovo Csm, il Consiglio superiore della magistratura. Servirà ora una nuova votazione per completare la composizione dell’organo di autogoverno della magistratura, dopo che il decimo candidato, Felice Giuffré (indicato da FdI dopo la “bocciatura” di Giuseppe Valentino) non ha passato lo spoglio. Nel complesso, risultano eletti i seguenti nove nuovi consiglieri: Enrico Aimi (517 voti), Isabella Bertolini (521), Daniela Bianchini (519), Ernesto Carbone (399), Claudia Eccher (519), Rosanna Natoli (519), Michele Papa (506), Fabio Pinelli (516) e Roberto Romboli (531). Si sono fermati sotto la soglia necessaria per l’elezione Felice Giuffrè, che ha ricevuto 295 voti, e Giuseppe Valentino con 194 preferenze. Il Parlamento in seduta comune dovrà dunque essere nuovamente convocato per completare la composizione del Csm. La nuova riunione, ha annunciato in Aula il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè, si terrà tra una settimana esatta, martedì 24 gennaio alle ore 16.


La cronaca del voto

Il voto del Parlamento, in seduta comune, per scegliere i 10 membri laici da mandare al Consiglio superiore della magistratura, è cominciato alle ore 16. All’inizio della prima chiama, tuttavia, l’intesa che era stata trovata tra maggioranza e opposizione è sembrata crollare: i senatori di Fratelli d’Italia non si sono presentati nei catafalchi allestiti per garantire la segretezza del voto. Cosa è successo? Il Movimento 5 stelle si è tirato indietro dall’accordo complessivo, ritenendo di non poter votare Giuseppe Valentino, nome di FdI a cui vengono imputate conoscenze personali con uomini di ‘ndrangheta, ed Ernesto Carbone, avvocato e politico molto vicino a Matteo Renzi. Poi, i senatori che rispondono a Giorgia Meloni hanno iniziato a votare, dando il segnale che l’intesa avrebbe comunque retto con altre forze dell’opposizione. In Transatlantico, hanno fatto notare diversi esponenti della maggioranza, anche senza le preferenze dei grillini si raggiungono i tre quinti dei voti necessari all’elezione.


La virata su Giuffrè

Esaurite le votazioni dei senatori, in prossimità dell’inizio della chiama dei deputati, è stato individuato un sostituto di Valentino. In corsa, FdI ha scelto di convergere sul nome del professore ordinario di Diritto costituzionale nell’Università di Catania, Felice Giuffrè, vicino in passato al Movimento sociale italiano. L’indiscrezione è stata confermata dallo stesso Valentino, che ha dichiarato: «Per quanto vergognosa, inconcepibile e bugiarda, nessuna palata di fango potrà mai scalfire la mia credibilità, la mia onorabilità e la mia onestà. Ritiro per questo motivo la mia candidatura al Csm». Anche il Partito democratico, nel corso della votazione, si era affiancato ai dubbi dei 5 stelle su Valentino, chiedendo chiarimenti direttamente agli esponenti di FdI in Transatlantico. Ai parlamentari della maggioranza è stato chiesto di aspettare la seconda chiama per avere la certezza che il nuovo nominativo sarebbe stato quello del professore di Catania. Bisognerà attendere la fine della votazione per sapere se, essendo stati già “sprecati” alcuni voti per Valentino, Giuffrè riuscirà a raggiungere il quorum.

L’accusa di FdI: «Contro Valentino i 5 stelle hanno usato un metodo goebbelsiano»

Il vicecapogruppo di FdI alla Camera, Alfredo Antoniozzi, ha attaccato duramente i parlamentari grillini per aver fatto saltare l’intesa: «Un galantuomo come Peppino Valentino si è tirato fuori dalla corsa per il Csm dopo essere stato mascariato con un vergognoso metodo goebbelsiano dai 5 stelle. Valentino ha dimostrato ancora una volta dì essere un signore, un nobiluomo integerrimo con un forte senso dello Stato che ha anteposto gli interessi della Nazione rinunciando a un’elezione meritata ed essendo vittima dell’ennesima, triste pagina del giacobinismo». I partiti, dopo un momento di stallo in cui sono volate accuse reciproche, sarebbero riusciti a scongiurare la fumata nera alla prima votazione per il Csm proponendo di non stracciare l’accordo trovato in mattinata, ma sostituendo soltanto il nome di Valentino con quello di Giuffrè. Lo ha segnalato anche il capogruppo di FdI al Senato, Lucio Malan, in una nota inviata ai giornalisti alle 18.45: «Fratelli d’Italia rispetta gli accordi presi con tutte le altre forze politiche, sta votando e voterà i nomi concordati, salvo il cambio cui le circostanze ci hanno costretto. È certamente increscioso il modo e il tempo in cui è stata fatta uscire la notizia che ritengo falsa e ingiuriosa su Valentino, che da galantuomo quale è ha ritirato la sua candidatura. L’elezione al primo scrutinio resta un successo per il parlamento, purtroppo guastato da questo episodio».

M5s: «Chieste garanzie su Valentino, mai arrivate». Terzo polo: «La parola dei grillini è carta straccia»

I grillini, in prossimità della chiusura del voto, alle 20.45, hanno fatto sapere di aver votato nove nomi sui 10 della lista rettificata durante la prima chiama: Giuffrè incluso. Il candidato terzopolista Carbone, invece, non ha ottenuto le preferenze 5 stelle. Poi, fonti del partito, hanno spiegato: «Il nome di Valentino è legato a una indagine rilevante. Sono state chieste garanzie rispetto alle indagini che lo riguardano, ma non sono arrivate. Le opposizioni, tanto meno il Movimento 5 Stelle, non avrebbero potuto sostenerlo». Questa è il take di agenzia stampa circolato per giustificare la posizione del partito di Giuseppe Conte. D’altro canto, per bocca di Raffaella Paita, capogruppo del Terzo polo al Senato, i centristi hanno dichiarato: «Il M5s si conferma un partito totalmente inaffidabile. Evidentemente la parola dei grillini è carta straccia come la loro lealtà istituzionale».

La lista iniziale dei 10 membri laici scelti dal parlamento

Un paio di ore prima del voto delle 16, è iniziata a circolare nelle chat dei parlamentari la probabile lista dei 10 membri laici su cui si è trovata l’intesa tra maggioranza e parte delle opposizioni (esclusa Alleanza verdi e sinistra), salvo poi saltare per il nome di Valentino:

  • Claudia Eccher
  • Fabio Pinelli
  • Isabella Bertolini
  • Daniela Bianchini
  • Rosanna Natoli
  • Giuseppe Valentino
  • Enrico Aimi
  • Roberto Romboli
  • Michele Papa
  • Ernesto Carbone

La cronaca della mattina

Tutti convocati con massima priorità a Roma, il pomeriggio del 17 gennaio, per votare la lista dei 10 componenti laici da mandare al Consiglio superiore della magistratura. Sui cellulari di deputati e senatori, è arrivata tramite sms l’esortazione a non assentarsi alla prima votazione: il tentativo è concludere il primo appuntamento, previsto per le ore 16, con una fumata bianca. Sono necessari i voti dei due terzi degli aventi diritto, ovvero il numero complessivo di deputati e senatori che, per l’occasione, si riuniscono in seduta comune nell’Aula di Montecitorio. Nelle prime ore della mattinata, sarebbe stato raggiunto l’accordo tra maggioranza e opposizione sul pacchetto di nomi da portare nell’organo di autogoverno della magistratura. La maggioranza avrebbe ottenuto la scelta di sette componenti, mentre alle opposizioni ne spetterebbero tre. Nel centrodestra, la ripartizione dovrebbe essere la seguente: quattro nomi da Fratelli d’Italia, due dalla Lega e uno da Forza Italia.

Il Partito democratico è il primo a riunirsi per concordare il proprio candidato. I gruppi parlamentari Dem, questa mattina, avrebbero deciso di inserire nella lista il nome di Roberto Romboli. Il costituzionalista, classe 1950, aveva presentato la sua candidatura il 13 gennaio. È stato professore ordinario di Diritto costituzionale all’Università di Pisa dal 1987 al 2021. Il Pd, secondo quanto riferito da LaPresse, avrebbe rinunciato ad avere un candidato in più, con un rapporto di sei membri al centrodestra e quattro al centrosinistra, chiedendo però il rispetto della parità di genere nella lista dei 10 candidati. Al momento, tra i nomi dati per certi nel centrodestra, ci sarebbero l’avvocato penalista patrocinante in Cassazione ed ex parlamentare Giuseppe Valentino e il candidato senatore nelle liste di Forza Italia Enrico Aimi, che lo scorso 25 settembre non è riuscito a farsi eleggere.

Il nome avanzato dal Terzo polo, o meglio in quota Italia Viva, è quello dell’ex parlamentare e avvocato Ernesto Carbone. Dovrebbe essere Michele Papa, ordinario di diritto penale dell’Università di Firenze, il nome scelto dal Movimento 5 stelle. Fuori dall’intesa, l’Alleanza verdi e sinistra. In una nota, il gruppo fa sapere che «la candidata al Csm è Tamar Pitch, giurista femminista che guarda al diritto di genere. Facciamo dunque una scelta trasparente e strettamente legata a una visione del mondo. Voteremo inoltre i candidati delle opposizioni per rimarcare la nostra appartenenza di campo. Non sosterremo nessun nome frutto di accordi che non ci hanno visto protagonisti».

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