Messina Denaro, cure urgenti: sarà sottoposto subito a chemioterapia nel carcere dell’Aquila

La prigione di massima sicurezza del capoluogo abruzzese garantisce il rispetto del regime del 41bis, ma anche la possibilità di svolgere i trattamenti oncologici senza ricorrere a spostamenti in ospedale

Dietro la scelta del carcere “Le Costarelle” dell’Aquila per Matteo Messina Denaro non ci sono solo ragioni di sicurezza, ma anche quelle legate alla necessità del boss mafioso di proseguire le cure contro il tumore al colon con il quale combatte da oltre un anno. La malattia ha avuto un’accelerazione negli ultimi mesi ha commentato, Vittorio Gebbia, il responsabile di oncologia della clinica “La Maddalena” dove Messina Denaro si curava dietro lo pseudonimo Andrea Bonafede ed è stato catturato ieri. «Non lo definirei un paziente in buone condizioni di salute». Dal 4 maggio 2021 Messina Denaro si sottopone a sedute di chemioterapia. E proseguirà il ciclo anche nella struttura penitenziaria. «Ieri i carabinieri mi hanno chiesto se posticipare di tre, quattro giorni il ciclo di chemioterapia che avrebbe dovuto fare qui avrebbe avuto conseguenze e io ho firmato l’autorizzazione perché un ritardo così contenuto non avrà alcun effetto sul suo stato di salute», ha spiegato Gebbia.


Le cure dentro il carcere di massima sicurezza

In queste ore, all’interno del carcere è in allestimento la struttura necessaria in una stanza ad hoc. Si è preferito scegliere questa opzione alla luce delle difficoltà logistiche legate al trasporto in ospedale di un detenuto in regime di massima sicurezza due volte a settimana. A coordinare le cure sarà il primario del reparto di oncologia dell’ospedale universitario San Salvatore dell’Aquila, Luciano Mutti. Si ritiene necessario il suo intervento alla luce delle cattive condizioni di salute in cui versa il boss.


Messina Denaro si trova da ieri sera nel carcere dell’Aquila, dove resterà detenuto sotto il regime del 41 bis, dopo che il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha disposto il carcere duro, su richiesta della procura di Palermo. Secondo fonti qualificate citate da Ansa, Messina Denaro sarebbe tranquillo nella sua cella singola di dieci metri quadri. Lì è affidato alle cure dei medici della Asl che lavorano dentro la struttura penitenziaria. La scelta del carcere abruzzese, infatti, sarebbe stata influenzata dalle condizioni di salute del boss mafioso, arrestato prima di una visita alla clinica La Maddalena di Palermo, dopo che un anno fa è stato operato per un tumore al colon.

Nella struttura carceraria abruzzese infatti esiste un buon reparto di medicina oncologica, che permetterebbero al detenuto di continuare le terapie a cui si stava sottoponendo ancora negli ultimi mesi. Come ricorda Repubblica, dietro la scelta di L’Aquila ci sono anche ragioni logistiche legate alle necessità degli inquirenti. A differenza di altri penitenziari che hanno l’area del 41 bis, come Sassari, Nuoro e Tolmezzo, la struttura abruzzese permetterebbe più facili spostamenti su Roma, dove i pm avrebbero modo di interrogarlo con frequenza.

Il carcere duro

La procura di Palermo aveva chiesto l’applicazione del regime di carcere duro per Messina Denaro già poche ore dopo l’arresto di ieri, 16 gennaio. La richiesta è stata inviata al ministero della Giustizia, firmata dal procuratore Maurizio de Lucia e l’aggiunto Paolo Guido. A difendere Messina Denaro è stata nominata l’avvocata Lorenza Guttadauro, nipote del capomafia palermitano Giuseppe Guttadauro.

Chi c’è al 41 bis nel carcere di L’Aquila

Nel carcere di massima sicurezza di L’Aquila, Messina Denaro troverà nomi pesanti di Cosa Nostra, come quelli di Filippo Graviano, Carlo Greco e Ignazio Ribisi. Lì sono detenuti anche il ndranghetista Pasquale Condello e i camorristi Paolo Di Lauro senior e Ferdinando Cesarano. C’è anche la brigatista Nadia Desdemona Lioce, condannata all’ergastolo per gli omicidi Biagi e D’Antona. Il boss mafioso ovviamente non incontrerà nessuno di loro, restando in isolamento sotto il regime del carcere duro. Tra i 160 detenuti maschi e le 12 donne in cella da appartenenti a organizzazioni criminali, c’è anche un gruppetto di detenuti comuni, prevalentemente stranieri, che si occupa anche del vitto e della manutenzione delle celle.

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