Qatargate, Panzeri collabora coi giudici in cambio dello sconto di pena: «Un anno di reclusione effettiva»

L’ex eurodeputato avrebbe ammesso di aver «pagato tangenti a Marc Tarabella e Andrea Cozzolino»

L’ex eurodeputato di Articolo Uno (gruppo europeo S&D) Antonio Panzeri si è pentito e ha firmato un accordo con la procura federale belga che prevede un anno di reclusione effettivo. E’ quanto si apprende a Bruxelles. Nel tardo pomeriggio era arrivata la notizia che la richiesta di scarcerazione era stata, per il momento, ritirata, quindi la conferma arrivata da Echo, Corriere.it e Fattoquotidiano.it: Pier Antonio Panzeri, accusato di essere a capo del meccanismo corruttivo chiamato Qatargate ha scelto di collaborare con gli inquirenti ed ha già fatto le prime ammissioni. In particolare, avrebbe ammesso di aver passato 120mila euro al deputato belga di origini italiane Marc Tarabella e avrebbe parlato anche di pagamenti all’eurodeputato pd Andrea Cozzolino, sebbene senza specificare la cifra pagata.


L’udienza in tribunale

Mentre la plenaria del Parlamento europeo è chiamata oggi, 17 gennaio, a esprimersi sulle immunità nell’ambito della vicenda Qatargate, al tribunale di Bruxelles si è svolta l’udienza sulla custodia cautelare di Antonio Panzeri. Quest’ultimo ha scelto di presentarsi davanti ai giudici in Camera di consiglio. Il legale che difende l’ex eurodeputato, Laurent Kennes, ha ricordato che «per i casi di corruzione» la pena massima «è di quattro anni». Invece, quando si parla di associazione a delinquere, gli indagati «rischiano di più, ma anche la violazione del segreto professionale prevede una pena massima di tre anni». A margine dell’udienza, l’avvocato si è lamentato anche per le eccessive fughe di notizie che ci sono state sull’inchiesta.


Il commento dell’avvocato

«In 25 anni ho visto raramente leak di notizie come ne ho viste su questo dossier. Per questo motivo ho deciso di non fare commenti, perché crediamo che inquini l’inchiesta», ha spiegato. Fuori dal Palais de Justice della capitale belga, Kennes ha puntato il dito contro la Repubblica e Le Soir: «Leggendoli abbiamo scoperto cose che non sapevamo, è qualcosa di abbastanza straordinario. Il pericolo è non solo che venga inquinata l’inchiesta, ma che le fughe di notizie abbiano effetto anche sulle due persone per cui è stata chiesta la revoca dell’’immunità, che non sono state ancora interrogate e verrano interrogate più tardi». Il riferimento è agli europarlamentari Andrea Cozzolino e Marc Tarabella.

La collaborazione

La decisione di confermare la custodia cautelare arrivata da Bruxelles parte prima di tutto dal fatto che Panzeri, «per motivi personali» ha deciso di «ritirare il ricorso», come riferisce l’agenzia Ansa. Se ne riparlerà quindi a febbraio. Panzeri risponde di organizzazione criminale, corruzione e riciclaggio di denaro per influenzare le decisioni Ue su Qatar e Marocco. E proprio a proposito di questi dossier già il 10 dicembre, il giorno dopo l’arresto, avrebbe accettato di fare alcune ammissioni a proposito di Tarabella e Cozzolino. L’accordo di collaborazione firmato da Panzeri, specifica l’Ansa, prevede «la reclusione, una multa e la confisca di tutti i beni finora acquisiti, stimata attualmente in un milione di euro».

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