Intercettazioni, arriva la stretta per i giornali? Delmastro (FdI) chiarisce: «Il puro gossip va eliminato»

Il sottosegretario alla Giustizia ad Open: «Esistono ancora casi di atti pubblicati che sono puro gossip e vanno eliminati»

Un «chiarimento» della linea del ministro Carlo Nordio che nessuno in Fratelli d’Italia vuole chiamare passo indietro. Ma con la serie di interventi di esponenti di primo peso, andata in onda fin da stamattina 20 gennaio su diversi canali televisivi, sembra chiaro che è il partito del premier Giorgia Meloni a voler tenere in mano il filo in materia di giustizia penale, specie quando si parla di argomenti sensibili per i pm, come le intercettazioni. Nessun limite alle indagini delle procure, è il primo messaggio. Il sottosegretario alla Giustizia in quota FdI, Andrea Delmastro, conferma ad Open che c’è effettivamente un punto su cui il ministero è intenzionato ad intervenire in tempi abbastanza rapidi: «Gli abusi nella pubblicazione di intercettazioni provenienti da atti giudiziari, con elementi che nulla hanno a che vedere con la notizia di reato, avvengono ancora e vanno eliminati». È vero, ammette il sottosegretario, che con la riforma Orlando e il recepimento della direttiva europea sulla presunzione di innocenza molto si è fatto e le pubblicazioni massive si sono ridotte, «ma gli eccessi e i veri e propri gossip fatti usando atti e strumenti giudiziari destinati a tutt’altro esistono ancora, dunque la legge ha aperto una strada ma non è stata del tutto efficace. Bisogna punire chi pubblica», aggiunge anche se la forma di intervento e chi sarà eventualmente sanzionato è ancora allo studio. L’esempio più comune di abuso, in ogni caso, è quello che ha fatto lo stesso Nordio: i commenti del governatore del Veneto Luca Zaia contro Andrea Crisanti, che in seguito a quelle pubblicazioni ha scelto di lasciare l’università di Padova: «In quei casi non credo si possa opporre il diritto di cronaca», chiosa Delmastro. Diverso è parlare di limite ai pm nelle indagini o di togliere dall’elenco dei titoli di reato per i quali è possibile attivare le registrazioni questo o quel crimine: «Non interverremo su nulla di tutto questo, non chiedetemi l’elenco di tutti i reati. Semplicemente non vogliamo intervenire sugli strumenti di indagine» è la conclusione del sottosegretario.


La linea di Nordio

Dopo giorni di mari agitati, anche dalle parti di via Arenula, del resto, ora confermano che l’intervento – che, assicurano, non è tra le priorità dell’immediato futuro – sarà sugli atti che finiscono sui giornali, non sulle inchieste penali. Per ora, le priorità sono la modifica del reato di abuso d’ufficio, tema caro agli amministratori locali di tutti i colori politici, e il processo civile, collegato all’ottenimento dei fondi del Pnrr. Sulle intercettazioni si è parlato solo di intervenire sull’andamento della spesa, per renderla più omogenea a livello nazionale. In futuro si parlerà di atti sui giornali. Ma l’abuso degli ascolti come strumento di indagine, se è mai stato in agenda, non lo è più. Almeno per ora.


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