Lorenza Guttadauro: la nipote di Messina Denaro che difende tutti i parenti (e supera le regole 41 bis)

Secondo un ex sostituto procuratore della Dia la sua nomina sfrutta un vuoto nella normativa: «Il boss prova lo scacco matto»

Quando ha saputo di essere stata nominata come avvocata da Matteo Messina Denaro la legale Lorenza Guttadauro ha detto di essere «sorpresa». «Le dico la verità, non me l’aspettavo», ha sostenuto con l’AdnKronos. L’avvocata è figlia di Rosalia Messina Denaro, sorella del boss. Ed è sposata con Luca Bellomo, finito in carcere con l’accusa di aver favorito la latitanza dell’ultimo dei Corleonesi. La professionista ha anche difeso la zia Anna Patrizia e il fratello Francesco, arrestati con l’accusa di essere il braccio operativo del capomafia. Ieri non si è presentata in aula a Caltanissetta, dove era in programma l’udienza del processo d’appello per le stragi di Capaci e via d’Amelio. E oggi il Corriere della Sera parla della sua strana condizione: come parente di un boss non dovrebbe avere contatti oltre a quelli dei colloqui. Come avvocata lo farà.


Il nome di Lorenza

Il nome di Lorenza torna periodicamente nelle vicende che interessano Messina Denaro. Così si chiamava la signora Santangelo, madre del Padrino e moglie di Don Ciccio (Francesco), capomandamento di Cosa Nostra in tutta Trapani. Così si chiama l’avvocata. E così si chiama anche Lorenza Alagna, figlia del boss che però non ha mai visto il padre. E si è dissociata da lui dicendo di non volerci avere nulla a che fare. In uno degli appunti trovati nei covi del boss lui stesso si chiede: «Perché Lorenza non vuole vedermi? Perché è arrabbiata con me?». Suo nonno Giuseppe invece veniva spesso chiamato in causa come boss principe a Brancaccio. L’avvocata Guttadauro ha 44 anni e uno studio a Palermo a due passi da piazza Tosti. E il fatto che a breve si presenterà nel carcere Le Costarelle de L’Aquila per parlare con lo zio gli investigatori dell’antimafia lo vedono come il fumo negli occhi.


Le paure degli investigatori

A parlare con il quotidiano oggi è un ex sostituto della Dda di Palermo. Si chiama Massimo Russo. E dice: «Temiamo la beffa e lo scacco matto del padrino appena arrestato». Russo sostiene che la nomina è «una mossa che spiazza lo Stato. E che rivela un vuoto normativo». Il riferimento è proprio al carcere duro: «Maglie che si allargano, costringendo a doverci fidare della deontologia professionale dell’avvocata Guttadauro. Ma se il 41 bis nasce per escludere rapporti con il mondo esterno al carcere e, soprattutto, possibili intese sotterranee con i parenti anche durante i colloqui, dovremmo pure porci la questione di un parente-avvocato. Cosa che non ha mai fatto nessuno. Matteo Messina Denaro ha trovato il “vuoto” della norma. E lo colma. Spiazzando l’avversario, lo Stato, a rischio scacco matto».

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