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Dietro la scelta di Jacinda Ardern lo spettro delle troppe minacce ricevute: «Costretta a dimettersi»

20 Gennaio 2023 - 15:40 Alessandra Mancini
Nell'ultimo anno molti uomini sono stati arrestati, ammoniti formalmente o accusati di minacce di morte nei confronti della premier neozelandese

«Ho dormito profondamente per la prima volta da molto tempo». Sono le prime parole di Jacinda Ardern, il giorno dopo aver annunciato le sue dimissioni alla guida del Labour Party e come premier della Nuova Zelanda. Parlando ai giornalisti fuori dall’aeroporto di Hawke’s Bay, in mattinata la prima ministra ha affermato di «essere molto triste», ma di «non avere rimpianti» per aver deciso di lasciare l’incarico «entro (e non oltre) il 7 febbraio», ovvero prima delle nuove elezioni previste per il 14 ottobre. E mentre nel Paese in molti si stanno chiedendo cosa farà adesso la politica neozelandese, tra i vertici politici crescono illazioni sul fatto che abusi e minacce possano aver contribuito alle sue dimissioni. A riportarlo è il Guardian che sottolinea come importanti leader politici, nonché personaggi pubblici dello Stato insulare dell’Oceania credono che la «costante denigrazione», gli abusi e gli attacchi a lei e alla sua famiglia possano aver contribuito al tipo di «esaurimento» (di energie) di cui la stessa Ardern ha parlato in conferenza. «Ho dato tutta me stessa per essere primo ministro, ma mi è anche costato molto. Non posso e non devo fare questo lavoro se non ho il pieno di energie, oltre ad un po’ di riserva per quelle sfide impreviste che inevitabilmente si presentano», spiega in lacrime durante il punto stampa.

Abusi e minacce

A confermare questa tesi anche molti parlamentari neozelandesi che spingono sul fatto che Ardern sia «stata costretta a dimettersi» con l’obiettivo di non farla correre alle elezioni di questo autunno. «È un giorno triste per la politica poiché una leader eccezionale è stata cacciata dall’incarico a causa di costanti diffamazioni sul suo conto», ha detto il co-leader del partito Māori Debbie Ngarewa-Packer secondo cui «la sua famiglia ha resistito fin troppo agli attacchi brutali ricevuti negli ultimi due anni». A dare manforte alle dichiarazioni di Ngarewa-Packer, anche l’ex primo ministro Helen Clark – prima donna eletta della Nuova Zelanda dal 1999 al 2008 – che ha corroborato le minacce «senza precedenti», subite da Ardern durante il suo mandato iniziato nell’agosto 2017. «Le pressioni sui primi ministri – continua Clark – sono sempre state enormi, ma in quest’era di social media, clickbait, presenza costante 24 ore su 24, 7 giorni su 7, Jacinda ha dovuto affrontare un livello di odio che non ha precedenti nella storia del Paese. La nostra società potrebbe ora riflettere se vuole continuare a tollerare l’eccessiva polarizzazione che sta rendendo la politica una vocazione sempre meno attraente», ha concluso.

Nel 2022 triplicata la violenza verbale

Nel 2022 la polizia neozelandese ha riferito di aver notato un aumento di minacce nei confronti della prima ministra. In quasi tre anni, infatti, gli abusi verbali indirizzati ad Ardern sono quasi triplicati. Sebbene le forze dell’ordine non siano state in grado di determinare i motivi di ogni singola minaccia, i documenti ufficiali – spiega il quotidiano inglese – hanno mostrato come le decisioni prese per contenere la pandemia di Coronavirus e l’opposizione alla legislazione per regolamentare le armi da fuoco dopo la sparatoria del 15 marzo a Christchurch siano stati tra le cause – trainanti – delle minacce subite dalla premier. L’occupazione dell’area antistante il parlamento neozelandese, durata una settimana e avvenuta per mano di manifestanti no-vax, è un esempio rappresentativo del clima che si respirava durante il periodo pandemico. Manifestazione poi sfociata in una rivolta violenta all’inizio del 2022 con i contestatori che chiesero allora le dimissioni del primo ministro e altri parlamentari.

Nell’ultimo anno, inoltre, un certo numero di uomini sono stati arrestati, ammoniti formalmente o sono stati accusati di aver minacciato di assassinare Ardern. A tal proposito, Kate Hannah – direttrice del Disinformation Project – che monitora l’estremismo online presso il centro di ricerca Te Pūnaha Matatini, ha confermato un aumento significativo del materiale offensivo e minaccioso diretto alla prima ministra neozelandese, ritenendo – inoltre – che probabilmente tutto questo sia stato determinante nella decisione di lasciare il ruolo di premier. «La portata di ciò che abbiamo osservato negli ultimi tre anni – spiega Hannah – è tale che non può essere altrimenti: sono stati determinanti nel contribuire a spingere la Ardern alle dimissioni»

I prossimi passi

Il parlamentare Laburista neozelandese Chris Hipkins, ministro per la Polizia e l’Istruzione nell’attuale governo, sarà il prossimo primo ministro della Nuova Zelanda: lo ha annunciato il Labour Party, indicandolo come l’unico candidato alla guida della formazione politica che guida il Paese. Conosciuto per essere stato il ministro incaricato della gestione dell’emergenza Covid-19, Hipkins è stato eletto per la prima volta in parlamento nel 2008 ed è da tempo uno stretto collaboratore di Ardern. Domenica, 22 gennaio, i Laburisti si riuniranno alla Camera per approvare la nomina di Hipkins, che diventerà premier quando avranno effetto le dimissioni di Ardern, dopo il prossimo 7 febbraio. Se riceverà l’appoggio, la (ancora) leader del partito laburista presenterà formalmente le sue dimissioni al governatore generale, che a sua volta – a nome di re Carlo III – nominerà Hipkins primo ministro. La nomina del parlamentare 44enne elimina di fatto la possibilità immediata che il ministro della Giustizia Kiri Allan diventi il primo primo premier Maori del Paese. Il parlamentare neozelandese dovrà ora traghettare il partito nelle dure elezioni del 14 ottobre. Nel frattempo, molti sono gli analisti politici neozelandesi che ritengono impossibile che la leader del Labour Party si ritiri del tutto dalla vita politica, anzi tanti pensano che le sue dimissioni possano essere «l’inizio di un nuovo percorso». Per Stephen Hoadley, professore di Scienze politiche e relazioni internazionali all’università di Auckland, in Nuova Zelanda, la prima ministra potrebbe trovarsi ad avere un nuovo incarico già alla fine di quest’anno. «Ha il potenziale, ha l’abilità, ha il profilo, ha l’accettabilità di fare un sacco di cose. Datele qualche settimana per riposarsi e per riempire il serbatoio, per usare la sua frase. Ma immagino che entro la fine di quest’anno correrà su una linea di carriera completamente nuova», ha detto Hoadley citato da Associated Press.

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