Alfredo Cospito, fissata il 20 aprile l’udienza in Cassazione. La difesa: «È tardi, anticipare la data»

L’anarchico 56enne protesta dallo scorso ottobre per chiedere la revoca del 41 bis. Il suo avvocato: «In tre mesi ha perso oltre 40 chili»

È stata fissata per il 20 aprile – tra poco meno di tre mesi – l’udienza in Cassazione che affronterà il ricorso presentato dai legali di Alfredo Cospito, l’anarchico condannato a 20 anni per aver piazzato due ordigni in una caserma di Fossano, la cui pena potrebbe essere convertita in ergastolo ostativo, e che dal 18 ottobre scorso è in sciopero della fame per protestare contro il regime del 41 bis cui è ora sottoposto. Il difensore di Cospito, Flavio Rossi Albertini, ha fatto ricorso contro la decisione del Tribunale di Sorveglianza di Roma di mantenere il regime di «carcere duro» per quattro anni. Non è chiaro, però, in quali condizioni Cospito potrà arrivare alla data prevista della nuova udienza. Negli ultimi tre mesi, infatti, l’uomo ha perso oltre 40 chili e il suo avvocato ha chiesto che venga spostato urgentemente in modo che si possa intervenire in caso di una crisi improvvisa delle sue condizioni di salute. «Appresa la notizia della fissazione nel mese di aprile, ho provveduto a inviare una istanza di anticipazione dell’udienza, al fine di ottenere la trattazione del ricorso in tempi compatibili con le condizioni di salute di Alfredo», ha commentato l’avvocato Rossi Albertini. Oltre a coinvolgere ex magistrati e diversi esponenti della società civile, la vicenda di Cospito è entrata sotto i riflettori della politica. Al punto che oggi, in Aula alla Camera, il gruppo Alleanza Verdi-Sinistra ha chiesto un’informativa urgente del ministro della Giustizia Carlo Nordio sulla questione.


Lo sciopero della fame

Alfredo Cospito, 56 anni, si trova in carcere dal 2014 perché ritenuto responsabili di due episodi. Il primo è il ferimento di un dirigente dell’Ansaldo a Genova. Il secondo è l’esplosione, avvenuta il 2 giugno 2006, di due ordigni piazzati all’ex caserma dei Carabinieri di Fossano, Cuneo. Nonostante l’esplosione non abbia causato né morti né feriti, lo scorso maggio la Cassazione ha stabilito che il reato per cui Cospito doveva essere giudicato non era strage comune, ma strage politica. La sua condanna, dunque, rischia ora di trasformarsi in ergastolo ostativo, la pena che prevede il carcere a vita senza possibilità di accedere ai benefici di legge o alle pene alternative. Lo scorso ottobre, Cospito ha iniziato uno sciopero della fame per protestare contro il regime detentivo del 41 bis – il cosiddetto «carcere duro» – e per chiedere una drastica revisione della sua pena.


L’appello a Nordio

La sua vicenda ha attirato l’attenzione non solo delle sigle anarchiche, ma di diverse strati della società civile. A inizio anno, un gruppo di intellettuali e giuristi ha lanciato un appello – indirizzato al ministro della Giustizia Carlo Nordio – per chiedere la revoca del 41 bis. La lettera è stata firmata, tra gli altri, anche dal filosofo Massimo Cacciari, da don Luigi Ciotti, dall’ex presidente della Corte Costituzionale Giovanni Maria Flick e da diversi ex magistrati. «Chiediamo un gesto di umanità e coraggio come la revoca del 41 bis ad Alfredo Cospito, che è a un passo dalla morte nel carcere di Bancali a Sassari», si legge nella lettera.

Foto di copertina: ANSA / TINO ROMANO | Un momento del processo ad Alfredo Cospito nel tribunale di Torino (5 dicembre 2022)

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