«Matteo Messina Denaro? È gentile e colto, ama tanto chiacchierare. Mi parlò di Garibaldi e di filosofia»

Il concessionario che ha venduto la Giulietta al boss: quando ho saputo chi era mi sono sentito male

Giovanni Tumminello è il concessionario palermitano che ha venduto a Matteo Messina Denaro l’Alfa Romeo Giulietta ritrovata dalla polizia dopo il suo arresto. Tumminello ha raccontato ai magistrati l’acquisto, mettendo nei guai Andrea Bonafede visto che l’autista del boss aveva sostenuto fino a quel momento di aver conosciuto ‘U Siccu soltanto di recente e di averlo visto solo due volte. Oggi il concessionario racconta al Corriere della Sera come è andata la faccenda dell’acquisto. «Dopo l’arresto mi sono sentito male. Sono andato dall’impiegato che lo aveva incontrato per primo. Ci siamo guardati e in un attimo ci siamo resi conto di chi fosse. Alla fine della giornata, in auto da solo, mi tremavano le gambe», premette.


«Un uomo normale»

Tumminello ricorda l’Ultimo dei Corleonesi come «un uomo normale. Entrò con occhiali e cappello. Ma faceva freddo, era gennaio e non mi sembrò strano. Non era particolarmente elegante né griffato. Ci propose la permuta con una Fiat 500. Che, disse, apparteneva alla madre. E chiese di vedere una Giulietta che aveva notato sul nostro sito. Fu tutto ordinario. Io valutai la sua macchina. Che, tra parentesi, era pulitissima e tenuta benissimo. Ricordo che profumava. Gli dissi che gli avrei dato 10mila euro. Lui acconsentì». Poi c’è un dettaglio che potrebbe essere interessante: «Ci scambiammo dei messaggi su Whatsapp. Il suo era un profilo comune, senza foto. Poche parole, mi confermò l’interesse per la macchina». Il capomafia, secondo il racconto del commerciante, è andato alla concessionaria due volte: il 7 e il 12 gennaio dell’anno scorso. A Tumminello ha mostrato la carta di identità falsa intestata ad Andrea Bonafede. E l’auto l’ha pagata con un bonifico.


Poi il concessionario d’auto va nel dettaglio. Rivelando altri particolari interessanti sulla mentalità di Diabolik: «Ricordo una persona gentile, educata. Gli regalai un tagliando, mi ringraziò. Volle che gli spiegassimo bene il funzionamento della Giulietta. Chiacchierammo un’oretta nella mia stanza (alla parete ci sono decine di calendari dei carabinieri, ndr) in attesa che la macchina arrivasse in concessionaria. A me sembrò addirittura colto. Fece citazioni storiche, non ricordo a che proposito ma venne fuori Garibaldi. Parlò anche di filosofia. Certi clienti si dilungano su cose personali o discutono di auto. Lui no. Mi disse solo che da ragazzo aveva avuto una macchina sportiva potente». Da ragazzo il figlio di Don Ciccio amava girare con Ferrari e Jaguar.

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