Qatargate, l’allarme del sostituto procuratore di Napoli: «Troppi fondi in nero delle Ong: perché le regole di oggi non bastano»

Secondo il magistrato Lorenzo Salazar tutte le regole delle istituzioni sulla prevenzione alla corruzione dovrebbero confluire in un unico contenitore senza più zone grigie

«Nella redazione dei bilanci delle imprese ci sono regole contabili stringenti che, quando vengono eluse, lasciano tracce ben decifrabili. Le Ong e il mondo delle associazioni non riconosciute sono ambiti dove questo tipo di regole non ci sono. Il nero è un presupposto necessario per creare le pre-condizioni della corruzione». Così il magistrato e sostituto procuratore Generale di Napoli, Lorenzo Salazar, con 35 anni di esperienza nel contrasto alla corruzione nelle istituzioni, prova a dare una spiegazione allo scandalo che sta colpendo Bruxelles per il caso Qatargate. In un’intervista a IlSole24Ore spiega come ci sia una zona grigia nelle norme che regolano la tracciabilità del denaro delle Ong e come ad oggi non ci sia alcun coordinamento sovranazionale nel caso di coinvolgimento di parlamentari, commissari o funzionari dell’Ue. «La normativa europea sulla corruzione risale al 1997 e fu un’iniziativa italiana. Adottammo allora la convenzione che obbliga gli Stati membri a occuparsi di condotte corruttive anche se riguardano pubblici ufficiali di altri Stati membri, oltre che funzionari e parlamentari, commissari e giudici dell’Ue», spiega Salazar. Ma ci tiene a evidenziare come l’obbligo di incriminazione in realtà rinvia ai codici nazionali. «Al 2003 risale la decisione quadro sull’incriminazione della corruzione privata; anche qui tutto deve essere implementato a livello nazionale e nella prassi applicativa della magistratura nazionale», aggiunge sottolineando che questo incide sull’applicazione effettiva della giurisdizione.


«Una soluzione? Norme uguali per tutti e stop a zone grigie»

Esiste la procura europea, l’Eppo, ma il caso Qatargate – spiega il magistrato – non rientra nella sua competenza «perché non è stato ancora dimostrato che siano stati compromessi gli interessi finanziari della Ue». L’Eppo, infatti, interviene solo a tutela e protezione del bilancio dell’Unione europea. Ma un limitato spazio di competenza in realtà ci sarebbe. «Ovvero – prosegue il procuratore – sull’utilizzo distorto dei fondi per remunerare gli assistenti parlamentari. Ma è comunque una competenza indiretta. Quanto alla corruzione dei parlamentari, siamo nel perimetro della convenzione del ’97, ma la competenza resta dello Stato che indaga in funzione della normale competenza territoriale». Secondo Salazar, una soluzione che possa fare da deterrente a scandali come questi è che «tutte le regole delle varie istituzioni e organizzazioni internazionali, dall’antiriciclaggio alla prevenzione della corruzione confluiscano in un unico contenitore, senza più zone grigie».


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