Circola su Facebook lo screen di un tweet attribuito ad Alessandro Meluzzi, dove mette a confronto le reazioni avverse in rapporto alle inoculazioni per tre vaccini: influenza suina; Rota virus e Covid-19. Rispetto ai primi due rifiutati per le reazioni avverse, i vaccini contro il nuovo Coronavirus sarebbero stati invece approvati, nonostante nel 2020 risultassero avere lo spaventoso rapporto di una reazione avversa grave ogni 173 inoculazioni. Insomma, un disastro che dovrebbe contraddire quanto accertato dalle principali Agenzie sanitarie, ovvero che i rischi della vaccinazione anti-Covid siano di gran lunga inferiori ai benefici e ai rischi a cui si incorrerebbe esponendosi al contagio senza protezione. Infatti come vedremo questi dati non sono corretti.
Per chi ha fretta:
- Le reazioni avverse segnalate non corrispondono necessariamente a quelle realmente collegate al farmaco somministrato.
- Nel caso dei vaccini Covid non è stato accertato che siano collegati causalmente a 1 evento avverso grave ogni 173 dosi somministrate.
- Il confronto con altri vaccini precedentemente ritirati per via di eventi avversi accertati è del tutto fuori luogo.
Analisi
Nello screen si può leggere uno schema col seguente confronto tra vaccini:
1976 – Vaccino «influenza suina»
1 reazione avversa grave ogni 100.000 inoculazioni
RITIRATO
1999 – Vaccino «Rotavirus»
1 reazione avversa grave ogni 5.000 inoculazioni
RITIRATO
2020 – Vaccino «COVID-19»
1 reazione avversa grave ogni 173 inoculazioni
APPROVATO
Cosa sappiamo degli eventi avversi correlati ai vaccini Covid
Come accennato Agenzie quali l’europea Ema hanno riconosciuto – anche a seguito delle inchieste su miocarditi e trombi correlati ai vaccini – che per i vaccini Covid approvati in Europa i benefici superano di misura i presunti quanto rari rischi, che invece sono notevolmente più alti nei non vaccinati. Trovate maggiori approfondimenti qui e qui. Nello screen in oggetto leggiamo un riferimento temporale: l’anno 2020. A titolo d’esempio, possiamo leggere in un documento di Aifa (pag. 6) il rapporto tra eventi avversi segnalati per numero di inoculazioni relativo al periodo «27/12/2020 – 26/09/2021»:
- Dosi somministrate – 84.010.605
- Sospette reazioni avverse – 101.110
- Reazioni avverse non gravi – 85,4%
- Reazioni avverse gravi – 14,4%
- Reazioni avverse non definite – 0,2%
Calcolatrice alla mano, i sospetti eventi avversi gravi segnalati sarebbero stati 14.560 su 84 milioni di dosi inoculate, ovvero 1 ogni 5770 inoculazioni. Va precisato inoltre che parliamo di mere segnalazioni (in Europa vengono raccolte da EudraVigilance; in America dal Vaers), le quali necessiterebbero di venire verificate in appositi studi.
Da dove vengono i dati sui vaccini Covid citati nel Tweet
Dalle indagini sulle miocarditi riportate nei nostri precedenti articoli, coi dati disponibili fino al 31 maggio 2021 sono emerse «145 segnalazioni di miocardite e altre 138 di pericardite» su «177 milioni di dosi con Pfizer e 20 milioni con Moderna» che si contavano all’epoca. In tutto «si contano cinque morti correlate, tutte persone anziane e con altre patologie». Nel marzo 2021 si contavano «22 casi di trombosi su tre milioni di persone vaccinate con AstraZeneca […] Uno studio pubblicato nel 2015 sull’epidemiologia della trombosi e dell’embolia polmonare in Europa, stimava che ogni anno fossero tra i 104 e i 183 i casi accertati ogni 100 mila abitanti».
È vero invece che su «173mila dosi somministrate nella fascia 5-11 anni» si contava nel dicembre 2021 un totale di «1170 segnalazioni di eventi avversi, pari all’1% di tutte le segnalazioni dell’età pediatrica», come riportava l’Ansa citando le dichiarazioni di Franco Locatelli, coordinatore del Comitato tecnico scientifico. Ma se si tiene conto dei soli eventi avversi gravi – per esempio le miocarditi -, si parlava di «2 casi per un milione di dosi somministrate, e in una elevata percentuale di casi c’è la risoluzione del problema».
Il vaccino contro l’influenza suina (1976)
Il vaccino contro l’influenza suina (virus H1N1) somministrato nel 1976 alla popolazione americana fu realmente «un fiasco». Secondo la ricostruzione dei CDC, le inoculazioni vennero associate alla sindrome di Guillain-Barré (GBS). Ma oggi sappiamo che i vaccinati avrebbero avuto maggiori rischi contraendo quella forma di influenza:
Coloro che hanno ricevuto il vaccino contro l’influenza suina del 1976 hanno avuto un leggero aumento del rischio di sviluppare GBS di circa un caso aggiuntivo di GBS ogni 100.000 persone che hanno ricevuto il vaccino contro l’influenza suina. Gli scienziati hanno diverse teorie sulla causa – spiegano i CDC americani -, ma la ragione esatta di questo collegamento rimane sconosciuta. Ulteriori studi sono stati condotti sul rischio di GBS dopo la vaccinazione antinfluenzale. I risultati di questi studi suggeriscono che è più probabile che una persona contragga il GBS dopo aver contratto l’influenza piuttosto che dopo la vaccinazione.
Il vaccino contro il Rotavirus (1999)
Secondo i CDC americani il vaccino rhesus-human rotavirus reassortant-tetravalent (RRV-TV) è stato realmente ritirato in America nel 1999 a seguito di 15 segnalazioni al Vaersi casi dovuti a invaginazione (un genere di ostruzione intestinale). Per arrivare a un totale di 112 casi entro la fine dell’anno.
Novantacinque casi tra i neonati sono stati confermati dalla revisione delle cartelle cliniche e tre sono stati confermati dai fornitori di cure primarie – continua la nota dei CDC -. Nessun caso di invaginazione associata a RRV-TV si è verificata in neonati e bambini vaccinati dopo il 16 luglio 1999. Quando i risultati del VAERS sono stati confermati da studi più definitivi, il produttore ha volontariamente ritirato il vaccino e le raccomandazioni dell’ACIP sono state ritirate nell’ottobre 1999.
Ovviamente oggi negli Stati Uniti si somministrano altri vaccini contro il Rotavirus.
Conclusioni
Gli esempi storici dei vaccini contro l’Influenza suina e il Rotavirus dimostrano che esistono eccome dei controlli anche dopo la somministrazione di qualsiasi farmaco. Tuttavia gli eventi avversi gravi che sarebbero associati ai vaccini Covid – secondo la narrazione in oggetto – sono frutto di segnalazioni che non sono state accertate, né risultano statisticamente più preoccupanti dei precedenti casi citati.
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