Scholz, le telefonate con Putin e i carri armati per Kiev: la strategia del Cremlino dietro i «paragoni astrusi coi nazisti»

Solo con l’invio coordinato di aiuti militari tra gli alleati occidentali si può evitare l’escalation della guerra in Ucraina, spiega il cancelliere tedesco al quotidiano Bild

Nelle diverse telefonate che il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha avuto con Vladimir Putin, il presidente russo non lo avrebbe mai minacciato direttamente. Non di certo come aveva raccontato l’ex premier britannico Boris Johnson, che nella sua autobiografia ha rivelato come il capo del Cremlino lo avesse letteralmente avvertito di poterlo incenerire con un missile nel giro di un minuto. Intervistato da Bild, Scholz assicura: «Putin non ha minacciato né me né la Germania». Assicurando che al telefono il cancelliere tedesco ha sempre messo in chiaro «le nostre posizioni molto diverse sulla guerra in Ucraina». Da parte tedesca, è evidente che «la Russia sia l’unica responsabile della guerra. La Russia ha invaso il Paese confinante per impossessarsi di parti dell’Ucraina o del Paese». Un gesto secondo Scholz inaccettabile «perché viola la pace europea. Per questo sosteniamo l’Ucraina dal punto di vista finanziario, umanitario e anche con le armi». Appunto le armi, in particolari i carri armati che anche Berlino ha deciso di inviare all’esercito di Kiev. Durante le celebrazioni della battaglia di Stalingrando, Putin aveva invocato i tank tedeschi che tornavano a minacciare la Russia, dopo quelli nazisti nella Seconda guerra mondiale. Un paragone che non sta in piedi, spiega Scholz: «Le sue parole fanno parte di una serie di paragoni storici astrusi che usa per giustificare il suo attacco all’Ucraina. Niente può giustificare questa guerra. La Russia sta conducendo una guerra spietata contro l’Ucraina». La decisione di inviare i carri armati Leopard 2 assieme agli alleati occidentali, per la Germania ha un solo scopo: «Permettere agli ucraini di difendersi. Abbiamo soppesato con attenzione ogni carico di armi, in stretto coordinamento con i nostri alleati, in primis gli Stati Uniti. Questo approccio congiunto impedisce l’escalation della guerra».


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