Cospito ricoverato in ospedale a Milano: «Resta sotto il 41 bis»

Il trasferimento secondo fonti del Dap sarebbe avvenuto soprattutto perché il detenuto rifiutava di assumere gli integratori

È stato trasferito nell’ospedale San Paolo di Milano Alfredo Cospito, dopo che le sue condizioni si sono aggravate al punto da rendere necessario lo spostamento dal carcere di Opera, dove è detenuto sotto il regime del 41 bis. Cospito è stato ricoverato nel reparto di medicina penitenziaria dell’ospedale milanese. Secondo fonti del carcere e della procura di Milano, il ricovero è dovuto principalmente al fatto che oltre al cibo, l’anarchico si rifiuta di assumere gli integratori, dopo quasi quattro mesi di sciopero della fame. Il ricovero è avvenuto oggi pomeriggio, 11 febbraio, e non cambia le condizioni di detenzione dell’anarchico, come confermano fonti del Dap, da cui è partita la decisione del trasferimento. Cospito anche nella camera dell’ospedale San Paolo continuerà a essere sottoposto al regime del 41 bis. «La salute di ogni detenuto costituisce priorità assoluta» ha spiegato in una nota il ministero della Giustizia con cui ha comunicato il ricovero.


Perché l’anarchico è stato ricoverato

Il trasferimento è stato disposto dal Dap in via precauzionale, dopo le indicazioni dei medici del centro clinico di Opera, dove l’anarchico si trova dallo scorso 30 gennaio. I medici considerano le condizioni di salute di Cospito ancora stabili. Ma si sarebbe preferito disporre il ricovero in ospedale per i rischi a cui si sta esponendo l’anarchico. Dopo aver deciso di sospendere anche gli integratori, dopo quasi quattro mesi di astinenza dal cibo, Cospito correrebbe grossi rischi di crisi cardiaca o edema cerebrale.


L’allarme del suo medico

A lanciare l’allarme poche ore prima del trasferimento era stato il suo medico di fiducia Andrea Crosignani, che lo aveva visitato nel carcere di Opera. Secondo il medico, Cospito era lucido e si reggeva sulle sue gambe, ma con il protrarsi dello sciopero della fame si stava esponendo al rischio di «edema cerebrale e aritmie cardiache potenzialmente fatali».

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