«Il governo non deve più permetterlo». Gli ultracattolici di Pro Vita scandalizzati da Sanremo: la petizione contro «il festival gender»

L’associazione ha preso di mira, tra le altre cose, la collana a forma di utero di Chiara Ferragni, considerata un elemento di «propaganda abortista»

«Un amplesso mimato tra Fedez e Rosa Chemical e un bacio gay tra i due». La onlus antiabortista Pro Vita è molto chiara su cosa non ha apprezzato della finale del Festival di Sanremo, che viene definito «festival gender». «L’ultima serata ha dato il peggio di sé» – continua l’associazione – «come purtroppo ci aspettavamo dopo serate all’insegna della propaganda Lgbt, del gender fluid e dei messaggi su sesso, cannabis, porno e poliamore». Il riferimento non è solo al bacio della finale, ma anche all’appello degli Articolo 31 a favore della legalizzazione della cannabis, e «alla vergognosa propaganda dell’aborto fatta da Chiara Ferragni, sempre nell’ultima sera, con la sua collana a forma di utero». Secondo la onlus, «quanto visto a Sanremo non è degno di un servizio pubblico che gli italiani pagano obbligatoriamente con i soldi del canone ma è pura propaganda ideologica». Per questo «il governo deve intervenire immediatamente per accertare responsabilità e impedire che messaggi e scene del genere si verifichino in futuro non solo a Sanremo».


La petizione

Insomma, la manifestazione d’amore tra Rosa Chemical e Fedez non sarebbe altro che il frutto di «propaganda Lgbt con film, fiction e contenuti arcobaleno, sessualmente espliciti o che inneggiano all’utero in affitto e alla transizione di genere tra i minori», di cui la Rai sarebbe diventata «un calderone». Per combattere la propria sentita battaglia contro l’amore libero, l’associazione «che opera in favore dei bambini, delle madri e dei padri e che promuove la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna» ha lanciato una petizione – informa il portavoce Jacopo Coghe – avvalendosi anche di camion vela per le strade della città ligure. L’appello, per ora, ha raccolto 34 mila firme di italiani stanchi della presunta propaganda gender, che quindi chiedono un’azione da parte di palazzo Chigi.


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