Giulio Regeni, la rabbia dei genitori «Quello che è successo a nostro figlio non è un affare di famiglia»

I genitori del dottorando di Cambridge, rapito e ucciso a Il Cairo nel 2016: «Tutto va avanti come se Giulio non fosse stato ucciso volontariamente»

«Quello che è successo a Giulio (Regeni, ndr) non è un affare di famiglia». Lo ha detto Paola Deffendi, madre dello studente di Cambridge sequestrato, torturato e ucciso a Il Cairo nel 2016, durante un’intervista andata in onda questa sera sui Rai3 nella puntata de Il Cavallo e la Torre. Per i genitori di Giulio, infatti, «Un Paese che non riesce a fare giustizia su quello che è successo a nostro figlio diventa un Paese che non dà sicurezza ai propri cittadini». Intervenuti nel programma di Marco Damilano, hanno inoltre ribadito di «credere nella giustizia italiana», ma di desiderare «qualche passo in più che finora non c’è stato». Paola Deffendi e Claudio Regeni si sono detti, anche, «speranzosi» di avere qualche riscontro dal governo Meloni «su quello che manca per superare il cavillo legislativo che impedisce l’inizio del processo». Nell’ambito della vicenda Regeni, ad essere ascoltati il prossimo 3 aprile davanti al gup di Roma saranno infatti la premier Giorgia Meloni e il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. I due dovranno infatti riferire in merito alla disponibilità a collaborare con le autorità italiane espressa dal presidente egiziano Al Sisi nelle scorse settimane. «Tale richiesta – spiegano i genitori di Giulio – è stata avanzata» dal legale della famiglia, Alessandra Ballerini, «perché ci è sembrato di capire che hanno avuto delle garanzie e delle rassicurazioni da parte del governo egiziano e del presidente Al Sisi stesso: si voleva capire in che cosa consistevano e in cosa si tradurranno in fatti», ha detto Claudio Regeni. Tuttavia, nonostante le rassicurazioni da parte dell’Egitto, i Regeni hanno fatto sapere di aver sentito tante volte «questa cosa della buona collaborazione tra i due Paesi, come se Giulio – continuano – non fosse stato sequestrato, torturato e ucciso volutamente, volontariamente», hanno concluso.


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