Prima lo stupro e poi il video in rete: così Alice Schembri si è tolta la vita

L’inchiesta ad Agrigento sul suicidio di una 17enne

«Nessuno di voi sa e saprà mai con cosa ho dovuto convivere da un periodo a questa parte. Quello che mi è successo non poteva essere detto. Io non potevo. E questo segreto dentro di me mi sta divorando. Non sono una persona che molla, ma questa volta non posso lottare. Perché non potrò averla vinta mai, come però non posso continuare a vivere così, anzi a fingere così». Sono queste le ultime parole che ha lasciato su Facebook Alice Schembri, allora 17enne, il 18 maggio 2017. Poi si è tolta la vita. Due anni prima, nel 2015, era stata violentata da quattro ragazzi che avevano anche girato un video dello stupro. Ma la denuncia per istigazione al suicidio era stata archiviata nel 2018. Ora la procura di Agrigento ha riaperto il caso. Perché ha trovato il filmato dello stupro. Adesso i quattro responsabili sono indagati.


La storia di Alice

Ora i giovani hanno circa 27 anni. L’inchiesta è per violenza sessuale di gruppo e produzione di materiale pedopornografico. La procura ha chiuso l’inchiesta per due di loro e ha chiesto il rinvio a giudizio. Altri sono sotto inchiesta alla procura dei minorenni (lo erano all’epoca dei fatti). Alice Schembri sarebbe stata costretta ad avere rapporti sessuali con quattro ragazzi che frequentava abitualmente. Le scene di sesso sarebbero state riprese con un cellulare e i filmati fatti girare tra i giovani della comitiva. Contestate anche le aggravanti di aver realizzato video con una minore di 16 anni e d’aver commesso «in più persone riunite». Per i pm della Procura di Palermo, Luisa Bettioli e Giulia Amodeo, i quattro agrigentini avrebbero abusato delle condizioni di inferiorità fisica e psichica della giovane che sarebbe stata sotto effetto dell’alcol.


«Non voglio, non posso, mi uccido»

E avrebbero approfittato dell’allora quindicenne nonostante – sostiene l’accusa – la giovane avesse pronunciato, e ripetuto, frasi inequivocabili: «Non voglio, non posso, mi uccido, no ti prego .. mi sento male». La sua voce registrata nel video è adesso diventata un atto d’accusa. Tra gli indagati c’è chi nega di essere stato presente e c’è chi dice che fosse consenziente. Con l’avviso di conclusione delle indagini, i legali dei due maggiorenni (adesso hanno 27 anni) – gli avvocati Daniela Posante e Antonio Provenzani – avranno 20 giorni per prendere visione degli atti e produrre memorie, atti difensivi o chiedere ulteriori accertamenti. Il caso è stato trasmesso ai pm di Palermo perché a carico dei 4 indagati è stata avanzata l’ipotesi di diffusione di materiale pedo-pornografico, reato di competenza della Procura distrettuale.

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