Per Alfredo Cospito ora solo acqua, sale e zucchero: «Fino in fondo con il digiuno»

Niente più vitamine, potassio e integratori. E l’anarchico ha già fatto sapere che non vuole essere alimentato artificialmente

Alfredo Cospito andrà fino in fondo. E quindi si prepara a morire in carcere. Dopo che la Cassazione ha detto no alla revoca del 41 bis niente più vitamine, potassio né altri integratori. Solo acqua con sale o zucchero. Come ha raccontato il medico, consulente della difesa, che ieri mattina è andato a visitarlo. L’anarchico è determinato ad andare avanti con uno sciopero della fame che dura ormai da oltre quattro mesi. Inasprito di nuovo nelle ultime ore dopo il verdetto della Suprema Corte. Che per il suo pool difensivo equivale ad una «condanna a morte». Lui stesso è convinto che morirà «presto». Ma con la «speranza» che altri portino avanti la lotta contro il carcere duro. Intanto l’attenzione è massima sulla galassia anarco-insurrezionalista. Ad una rivista anarchica è arrivata una e-mail anonima con una presunta rivendicazione su un attentato esplosivo andato a vuoto nei giorni scorsi al Tribunale di Pisa.


Il digiuno dell’anarchico

Il Corriere della Sera spiega oggi che lo stop all’assunzione di vitamine, potassio e altri integratori è stato immediato. Adesso Cospito ha perso quasi cinquanta chili dall’inizio della protesta. Per ora il fisico regge. Ancora ieri aveva abbastanza forze per alzarsi in piedi, passeggiare, andare ai colloqui. Perché i parametri vitali non hanno ancora dato segnali di conseguenze per l’assenza degli integratori. Ma la situazione potrebbe aggravarsi «di giorno in giorno. Perché partiamo da un fisico pesantemente deperito», dice il consulente di parte dottor Andrea Crosignani. Ieri mattina ha visitato Cospito in cella. «Persiste un quadro di grave denutrizione con una atrofia muscolare diffusa. Gli esami ematici mostrano valori di potassio ancora nei limiti, seppur più bassi rispetto al valore precedente, e valori di sodio sotto la norma». Dal punto di vista giudiziario c’è l’udienza in vista davanti alla Consulta su una questione di legittimità costituzionale.


Le speranze legali

Da cui potrebbe dipendere se sarà condannato all’ergastolo o ad una pena tra i 20 e i 24 anni nel processo torinese sui due ordigni piazzati davanti all’ingresso della Scuola allievi carabinieri di Fossano. Decisione che, però, non impatta direttamente sul regime carcerario. E c’è il ricorso che la difesa ha presentato alla Sorveglianza di Roma contro l’ultimo no del ministro Carlo Nordio alla revoca del 41bis. Da parte del governo non esistono spiragli. Il sottosegretario Andrea Delmastro ieri ha detto che Matteo Messina Denaro sta peggio di lui al 41 bis. Lui intanto ha già mandato nelle scorse settimane al Dap una dichiarazione con cui esprime la volontà di non essere alimentato artificialmente se perderà conoscenza. Un nodo giuridico delicato, senza precedenti di questo genere e che mette a confronto il diritto del singolo e lo Stato che ha in custodia il detenuto. E che dovrà essere sciolto se le sue condizioni dovessero peggiorare. Cosa che i suoi legali, che torneranno a trovarlo all’inizio della prossima settimana, danno oramai quasi per certo.

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