Enzo Jannacci, a 10 anni dalla morte spuntano due inediti del 1967: ritrovati e donati da un lettore alla rivista «Scarp de’ tenis»

«Se avessi ancora una vita da vivere» e «Senza Parole»: sono i titoli dei brani ritrovati su un nastro inciso oltre 50 anni fa e trasmessi da un lettore

«Direttore sono un vostro lettore, ma sono anche un collezionista di musica e dischi. E di tutto quanto riguarda Enzo. Ho un regalo che voglio fare a Scarp de’ tenis. Posso venire a trovarla?». Inizia così la storia di un ritrovamento straordinario: l’apparizione fortuita e dal nulla di due brani inediti di Enzo Jannacci, poliedrico uomo di spettacolo e tra i maggiori protagonisti della scena musicale italiana del dopoguerra. E a raccontarla è Stefano Lampertico, direttore di Scarp de’ tenis, sulle pagine del suo giornale di strada non profit. Fondata nel 1994 dal pubblicitario Pietro Greppi e ceduto a Caritas Ambrosiana nel 1996, la rivista è realizzata da giornalisti professionisti e venduta da persone senza dimora e gravi emarginati, e deve il suo nome proprio ad una delle canzoni di Enzo Jannacci: nel 1964 cantò El portava i scarp del tennis. Scritta con Dario Fo, ridava dignità a quei poveri ed emarginati che altro non avevano da indossare se non appunto le scarpe da tennis.


Storia di un ritrovamento

Tutto nasce da una diretta per la trasmissione di Radio Rai Prima Pagina. «Per pura coincidenza – racconta Lampertico sul suo giornale – vado in onda il 29 marzo 2021, anniversario della scomparsa di Enzo e così decido di ricordarlo in apertura della diretta». Accade che poi arriva una telefonata di un ascoltatore, si dichiara un collezionista, nonché appassionato di musica che rivela al direttore: «Ho un nastro di Jannacci del 1967 che vi voglio donare dove sono contenute due tracce che non compaiono in nessun disco di Enzo». Pochi giorni da quella telefonata, il nastro «nella sua scatola originale era sul tavolo della redazione di Scarp de’ tenis», dice Lampertico. Sull’etichetta del master, i titoli dei due brani registrati a Roma nel 1967: Se avessi ancora una vita da vivere e un altro brano, Senza parole. Prima il giro di chiamate per aver la certezza che i brani siano davvero inediti. Poi la conversione in formato mp3. E, infine, la conferma: «nessuno ne ha mai sentito parlare». Chissà da quale “cassetto dei ricordi” siano usciti; in quale mercatino di vinili, scovati; o in quale nascondiglio siano finiti prima di approdare sulla scrivania della redazione di Lampertico. «Se avessi ancora una vita da vivere è una canzone struggente. Il racconto in prima persona di un uomo che vive suo malgrado lontano dal suo amore», racconta il direttore di Scarp de’ tenis. Ora l’ultima parola spetta al figlio di Jannacci, Paolo che deciderà cosa fare di questo tesoro musicale ritrovato. 


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