Allarme da tutta Italia, in tanti settori non si trovano più lavoratori. Governo e imprese: «Servono i migranti»

L’esecutivo lavora a un decreto per garantire l’ingresso a 100 mila lavoratori l’anno. Ma le imprese ne chiedono il doppio

Servono 205 mila migranti. È questo l’allarme delle imprese al governo Meloni. Un esecutivo contrario agli sbarchi che ora – riporta la Repubblica – sta lavorando a un decreto flussi che dovrebbe garantire a circa 100 mila persone l’anno di entrare in Italia regolarmente per due o tre anni. Un aiuto che copre metà del fabbisogno dichiarato dagli imprenditori in occasione dello scorso decreto flussi. Quello da 69.700 ingressi nel 2021. Nel frattempo si attende il clic day per il decreto del 2022, grazie al quale dovrebbero fare il loro ingresso poco più di 80 mila persone. Già a partire dagli ultimi mesi del 2023, quindi, potrebbero arrivare in aereo, anziché nei barconi, con un permesso di soggiorno in tasca, e un corso di formazione alle spalle. Chi invece non ha diritto a rimanere verrà rimpatriato secondo gli accordi stretti con i Paesi di provenienza.


Il piano ingressi

Dunque, entro fine anno circa 180 mila lavoratori dovrebbero arrivare nel nostro Paese, ma per le questioni burocratiche dovranno fare i conti con la carenza di personale del ministero dell’Interno, che sta ancora smaltendo le domande di sanatoria per i lavoratori del comparto domestico e agricolo del 2020. Il piano è questo. Le imprese che hanno bisogno di manodopera potranno cercarla all’estero, ma dovranno prima passare dall’approvazione del Viminale, che si accerterà che sul territorio nazionale non ci siano già degli «occupabili» con il profilo adeguato. Operazione che fa il paio con la stretta sul reddito di cittadinanza.


I numeri

I conti del decreto, però, sono diversi da quelli delle imprese, che sono più simili a quelli immaginati dal ministro all’Agricoltura Francesco Lollobrigida, che pochi giorni fa parlava di mezzo milione di «ingressi regolari disponibili». E non ci è andato lontano, dato che secondo l’ultimo rapporto Unioncamere-Excelsior (2022), le imprese italiane hanno già programmato 673 mila assunzioni. Solo l’agricoltura ne chiede 100 mila, fa sapere Romano Magrini, responsabile di lavoro e immigrazione di Coldiretti. «Non necessariamente stranieri – aggiunge – ma candidati italiani non ce ne sono». Inoltre, già nelle prossime settimane, con l’avanzare della bella stagione, Assoturismo Confesercenti prevede serviranno 50 mila lavoratori. Ma questi sono solo quelli sicuri, perché, come spiega Claudio Gagliardi di Unioncamere, nel 2022 «due milioni i posti di difficile reperibilità». Mai così tanti. Significa che quattro posizioni su dieci non si trovano. E salgono a 5,5 su dieci per le mansioni non qualificate.

I settori

Buona parte del bisogno si deve al turnover, ovvero la necessità si sostituire chi va in pensione. Fenomeno che si intreccia con un altro tema caro al governo: il calo delle nascite. Intanto, Il 12% delle figure da assumere corrisponde a un profilo che prima non esisteva. Tre quarti degli ingressi previsti sono nei servizi: in particolare, trasporto, logistica, e magazzini. Ma anche turismo e ristorazione, lavoro domestico e assistenza sociale. il 29% della richiesta, poi, arriva dall’industria: metallurgia, gomma-plastico, alimentare, e costruzioni sono i settori che più languono. Secondo Bankitalia servono 375 mila nuovi occupati per attuare le riforme del Pnrr. E tra questi servono anche lavoratori qualificati. Insomma, non per tutti basta un corso di formazione rapido.

Leggi anche: