‘Ndrangheta, maxi-operazione contro due cosche di Gioia Tauro: ai domiciliari anche un finanziere e un sacerdote. 49 arresti

I reati contestati ai destinatari del provvedimento sono associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, importazione di droga, porto e detenzione di armi comuni e da guerra

A rimanere coinvolti nell’operazione contro la ‘ndrangheta coordinata dalla Dda di Reggio Calabria sono stati anche un finanziere di 49 anni, Salvatore Tosto, e un sacerdote, don Giovanni Madafferi, parroco della chiesa Santa Maria Assunta di Castellace. Entrambi finiti ai domiciliari, nell’ambito dell’operazione denominata “Hybris“, contro le cosche Piromalli e Molè di Gioia Tauro, due dei gruppi storici della ‘ndrangheta. Sono complessivamente 59 gli indagati, 49 gli arrestati. Per 34 delle persone destinatarie dei provvedimenti restrittivi è stata disposta la custodia cautelare in carcere, mentre 15 sono finite ai domiciliari. I reati contestati sono associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, narcotraffico, porto e detenzione di armi comuni e da guerra. Al finanziere Tosto, nello specifico, viene contestata la rivelazione a Cosimo Romagnosi, ritenuto esponente della cosca Piromalli, dell’esistenza di un’indagine a suo carico. Don Madafferi è invece accusato di aver attestato «falsamente, in certificati destinati a essere prodotti all’autorità giudiziaria, qualità personali, rapporti di lavori in essere o da instaurare relativi ad un soggetto imputato che avrebbe in tal modo dovuto beneficiare dell’affidamento in prova». Il provvedimento dell’Autorità Giudiziaria ha riguardato anche il sequestro preventivo di una ditta attiva nel settore della trasformazione dei prodotti agricoli E di due proprietà immobiliari utilizzate per agevolare le attività criminali della cosca e che rappresentano il profitto delle medesime attività delinquenziali, per un valore complessivo stimato di circa un milione di euro. L’indagine ha messo in luce anche le «capacità occupazionali» della cosca. Un imprenditore è stato costretto ad assumere un appartenente al sodalizio in una fabbrica attiva nella zona industriale del porto di Gioia Tauro. Il responsabile della ditta, oltre a non poter scegliere le maestranze da assumere, non poteva neanche sindacare sul rendimento e sull’apporto lavorativo dei malavitosi assunti.


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