La ‘ndrangheta a Pescara: cosa c’è dietro gli arresti di Natale Ursino e Cosimo Nobile per la sparatoria al Bar dei Parchi

Il killer ha sparato a Walter Albi e Luca Cavallito per un debito immobiliare e una storia di droga. L’infiltrazione delle ‘ndrine in Abruzzo

Natale Ursino, originario di Locri ma residente nel teramano, è accusato di aver ordinato l’omicidio di Walter Albi a Pescara. Cosimo Nobile, detto Mimmo, pluripregiudicato pescarese, avrebbe premuto il grilletto della pistola che ha ferito l’ex calciatore Luca Cavallito. Così si spiega la sparatoria all’esterno del Bar del Parco in via Ravasco che è costata la vita ad Albi. L’episodio che svela l’infiltrazione della ‘ndrangheta in Abruzzo sarebbe dovuto a una missione non portata a compimento. Grazie alla sua patente nautica Walter Albi avrebbe dovuto trasportare cocaina dal Sudamerica all’Europa. Cavallito era il suo “gancio”. Ma a quanto pare i due, pagati dal boss, non avrebbero portato a termine la missione. Per questo dovevano morire.


«Prenditi la mia casa»

Quel primo agosto 2022 Albi e Cavallito avevano appuntamento proprio con Ursino. Cercavano di chiudere un accordo per risarcire il boss del mancato viaggio intercontinentale. Gli inquirenti sono giunti alla conclusione leggendo i messaggi che i tre si sono scambiati prima dell’agguato. Immortalato dalle videocamere di sorveglianza del dehors. «Sì, sto arrivando», avrebbe risposto Ursino a un messaggio immediatamente precedente all’agguato. In realtà era molto lontano dalla zona, come hanno appurato gli inquirenti leggendo i tabulati. Al suo posto è arrivato Mimmo Nobile. Fondamentale per l’accusa il ritrovamento dello scooter e del casco. Ma ancor più l’individuazione dell’arma. Dalla pistola gli inquirenti sono risaliti a un’arma rubata a una guardia giurata in una rapina all’Agroalimentare di Cepagatti l’11 luglio 2022. Cavallito in uno dei messaggi scambiati con Ursino gli scriveva: «Prenditi la mia casa zio, vale quattrocentomila euro. Prenditela ma fammi uscire da questa storia».


I messaggi vocali

A consentire l’individuazione di Ursino detto ‘U Tappu come mandante ci sono i messaggi, anche vocali, rintracciati sui telefonino sequestrati. L’aspetto ritenuto particolarmente grave e per il quale dell’inchiesta è stata informata anche la Dda, è il legame negli affari tra la ‘ndrangheta e un certo ambiente pescarese. La storia parte da un investimento immobiliare. Ovvero il progetto di un hotel galleggiante nel porto turistico di Pescara. L’architetto Albi, ex dirigente pubblico e imprenditore del fitness, era la testa di legno di Ursino. La proposta del viaggio intercontinentale arriva proprio per i suoi guai economici. E per avere il capitale da investire nell’impresa. Secondo il racconto dell’inchiesta anche Nobile doveva dei soldi a Cavallito. Centomila euro per traffici non ancora chiari. Albi invece è debitore di Ursino per alcuni affari immobiliari. Così nasce la proposta del viaggio. E novemila euro di anticipo sui 22 mila totali promessi.

«Incapaci persino di andare da Pescara a Spalato»

Ma alla fine i due, secondo Ursino, non sono capaci nemmeno «di andare da Pescara a Spalato». Da qui l’appuntamento al bar. Che doveva essere una resa dei conti pacifica. E invece è arrivato l’agguato. L’episodio secondo gli inquirenti svela l’infiltrazione in Abruzzo della ‘Ndrina Ursino di Gioiosa Jonica in Calabria. A sua volta alleata degli Aquino di Marina di Gioiosa Jonica e dei Cordì di Locri. Con insediamenti a Torino, in Liguria, Francia, Spagna e Canada e collegamenti con la criminalità pugliese. L’attività principale è proprio lo spaccio di stupefacenti.

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