Borseggiatrici a Milano, ecco perché spesso non vanno in carcere: cosa dice la legge

Le borseggiatrici sono sempre donne o ragazze, molto spesso incinte, e a volte con bambini piccoli appresso. E proprio questi tre fattori permettono loro di sfuggire

Anche quando vengono fermate, tornano in circolazione dopo poche ore. Questo è uno dei punti che l’inviato di Striscia la notizia Valerio Staffelli ha toccato nel suo intervento di ieri sulle borseggiatrici del metropolitana di Milano. E in effetti, in questo periodo in cui le borseggiatrici sono passate da fenomeno social a parte del dibattito pubblico, in molti si domandano come sia possibile che continuino a derubare i malcapitati passeggeri restando pressoché indisturbate. Ci riescono perché conoscono bene il codice penale e lo sfruttano a loro favore finché possono. Chi ha visto i video che circolano sui social – li stessi contro i quali si è schierata la consigliera comunale di Milano del Pd, Monica Romano – avrà notato che le borseggiatrici sono sempre donne o ragazze, molto spesso incinte, e a volte con bambini piccoli appresso. E proprio questi tre fattori permettono loro di sfuggire, almeno temporaneamente, alla pena detentiva che spetterebbe loro in risposta ai furti commessi.


Perché le borseggiatrici di Milano non vengono arrestate?

Secondo l’articolo 146 del codice penale, infatti, «l’esecuzione di una pena che non sia pecuniaria è differita: 1) se deve aver luogo nei confronti di donna incinta; 2) se deve aver luogo nei confronti di madre di infante di età inferiore ad anni uno». Ciò non vuol dire donne incinte o madri di bambini molto piccoli non possano essere condannate a pene detentive. Tuttavia, queste non si possono applicare finché le condizioni non cambiano. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, inoltre, le borseggiatrici farebbero parte di una rete criminale ben più ampia, che quindi manderebbe a rubare in metropolitana donne in gravidanza e che hanno partorito da poco, proprio per sfruttare la possibilità di differire l’esecuzione pena. Inoltre, recita l’articolo 275 del codice di procedura penale, «non può essere disposta la custodia cautelare in carcere nei confronti di una donna incinta o madre con figli di età non superiore ai 6 anni».


Quando sconteranno la pena?

Possono, però, essere applicate altre forme di detenzione cautelare. Per di più, la condizione si applica anche al «padre, se la madre è deceduta o assolutamente impossibilitata a dare assistenza ai figli». Inoltre, il carcere preventivo può essere previsto in casi di eccezionale rilevanza. Le eccezioni di cui godono le borseggiatrici valgono sia nel caso in cui vengano colte in flagranza di reato e condannate a processo, sia quando i loro precedenti vengono semplicemente controllati dalle forze dell’ordine. Le pene inflitte semplicemente si cumulano nel tempo, e verranno eseguite nel momento in cui le borseggiatrici non avranno più diritto al differimento.

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