Case green, tutti i dubbi dei costruttori sulla direttiva Ue. Brancaccio (Ance): «Bene gli obiettivi climatici, ma servono fondi e flessibilità»

Secondo i calcoli dell’Associazione nazionale dei costruttori, la direttiva Ue imporrebbe 180mila ristrutturazioni all’anno da qui al 2033

La direttiva europea sulle cosiddette «case green» è stata accolta con una certa preoccupazione dall’Italia. La premier Giorgia Meloni, durante il question time alla Camera, ha parlato di un «danno» per il nostro Paese, mentre il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha giudicato il provvedimento come «troppo rigido». Il testo, che ha ricevuto ieri il primo via libera dal Parlamento europeo, impone a tutti gli Stati membri l’adozione di standard più rigidi sull’efficienza energetica degli edifici. Un tasto dolente per l’Italia, che ha un patrimonio immobiliare molto più vecchio dei suoi vicini europei. Secondo i dati di Enea – l’Agenzia nazionale che si occupa, fra le altre cose, proprio di efficienza energetica – sarebbero circa il 60% del totale le case degli italiani che ricadono nelle classi energetiche G e F, le due più basse. Una percentuale che scende al 17% in Francia e addirittura al 6% in Germania. È evidente, dunque, come il provvedimento sia destinato ad avere un impatto non indifferente sul nostro Paese. «La direttiva europea è un’operazione politica necessaria per raggiungere un obiettivo, la neutralità climatica al 2050, che noi condividiamo. Ma il provvedimento va calato nella realtà italiana, che è molto diversa dal resto d’Europa», avverte Federica Brancaccio, presidente di Ance, l’associazione nazionale dei costruttori edili.


Gli edifici da ristrutturare

Il testo approvato ieri dall’Eurocamera prevede che tutti gli edifici residenziali debbano raggiungere la classe energetica E entro il 2030 e la D entro il 2033. Uno sforzo notevole per i costruttori italiani, che – preoccupati – avanzano due proposte: più fondi e più flessibilità. «Non è pensabile che i costi di queste ristrutturazioni ricadano interamente sulle spalle dei privati cittadini o degli Stati membri. Servono fondi europei», insiste Brancaccio. Per quanto riguarda la flessibilità, invece, la presidente di Ance aggiunge: «Gli obiettivi intermedi al 2030 e al 2033 vanno rivisti. In Italia sono tantissimi gli edifici su cui si dovrebbe intervenire». Secondo i dati dell’associazione dei costruttori, per migliorare le prestazioni energetiche del 15% del patrimonio immobiliare italiano più energivoro occorre ristrutturare 1,8 milioni di edifici in 10 anni. In altre parole, 180mila interventi all’anno da qui al 2033. Uno sforzo tutt’altro che scontato. Per fare un confronto, è la stessa media di interventi di ristrutturazione che sono stati fatti in Italia nel 2021 e 2022, sulla spinta senza precedenti del Superbonus 110%. Tra il 2018 e il 2020, la media è stata di appena 2.900 interventi all’anno.


Le richieste dei costruttori

Ed è per questo che i costruttori sono in allarme e chiedono alla politica di intervenire. «Servono incentivi che siano sostenibili per lo Stato ed efficaci per far ripartire i lavori – spiega Brancaccio -. Andrà messa in campo una politica di settore per la riqualificazione degli immobili che faccia tesoro degli errori del passato». Il riferimento è al Superbonus 110%, azzerato negli scorsi mesi dal governo Meloni e riformato in più occasioni dall’esecutivo di Mario Draghi. «Serve una riorganizzazione di tutti i bonus edilizi che tenga conto di due elementi: le fasce di reddito più basse e il miglioramento energetico degli edifici. Sono proposte che noi abbiamo già pronte, ma devono essere modulate in base all’indirizzo del governo, che ci dice quanti fondi può stanziare», precisa la presidente di Ance. Nessuna missione impossibile, dunque. Per raggiungere davvero gli obiettivi previsti da Bruxelles, però, c’è bisogno di una pianificazione degli interventi sul medio e lungo periodo. «Se lavoriamo bene, questa direttiva può diventare un’opportunità non solo per la riqualificazione degli edifici ma per avere una politica industriale – conclude Brancaccio -. Non sarà facile, ma con la giusta volontà politica e la collaborazione di tutti ce la possiamo fare».

Foto di copertina: Unsplash

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